Chiusi nelle quattro mure la testa ci fuma, perché sappiamo che siamo immersi in una vicenda più grande di noi e che un giorno tutto questo dovrà essere raccontato ai posteri affinché evitino i nostri errori. Come sarà il mondo tra qualche tempo è il grande enigma, può essere che le cose riprendano gradualmente la loro "normalità", come è successo in quel passato lontano che abbiamo, fino ad ieri, per lo più ignorato: i racconti sulla peste, sulla spagnola, sul colera, sono stati letti o ascoltati con il distacco che contraddistingue ciò che riteniamo irripetibile e che mai ci toccherà da vicino. Forse un giorno succederà lo stesso con i racconti del Sars-Cov-2, su come il mondo l'abbia inizialmente sottovalutato e come il popolo Italiano impastava pane nelle cucine e cantava sui balconi. Dalle macerie l'uomo si è sempre rialzato e ha continuato a fare più schifo di prima. Eppure sentiamo nel profondo che da questa quarantena dovremmo imparare una lezione: una di sicuro è che assolutamente non si devono assaggiare i pipistrelli comprati in un mercato cinese, un'altra, un tantino più profonda, è legata al nostro modello di società. A tal proposito riporto qualche spezzone tratto da interviste e documenti di coloro che ritengo essere buoni maestri:
"La presenza del Covid-19 nel mondo occidentale è il risultato automatico di uno stile di vita e di un modo di produzione che per avidità, fretta, anche ignoranza, ha messo tra parentesi i pericoli che da sempre minacciano l'uomo, il suo corpo e la sua vita. Questa è la prima vera pandemia globale (dopo l'Aids, che l'aveva preannunciata verso la fine del secolo scorso) e ci mostra perfettamente per quale ragione il modello di sviluppo globalizzato sia un binario morto, da abbandonare al più presto: destabilizzante e omicida com'è porta solo alla morte.
L'uomo non è globale, è locale: se lo stacchi dallo spirito e dalla comunione con la sua terra (il "genius loci" così caro a Jung), perde forze e si ammala.
L'arrivo del virus non è un bizzarro incidente, ma un aspetto strutturale di questo tipo di sviluppo. Quando togli i confini agli uomini, non puoi aspettarti che li rispettino i virus."
(Claudio Risé)
"Gli ecosistemi naturali svolgono anche un ruolo fondamentale nel regolare la trasmissione e la diffusione di malattie infettive come le zoonosi (le malattie che passano dagli animali all'uomo). La distruzione di habitat e di biodiversità provocata dall'uomo rompe gli equilibri ecologici in grado di contrastare i microrganismi responsabili di alcune malattie e crea condizioni favorevoli alla loro diffusione. In aggiunta la realizzazione di habitat artificiali o di ambienti poveri di natura e con un'alta densità umana possono ulteriormente facilitare la diffusione di patogeni. I cambiamento di uso del suolo e la distruzione di habitat naturali come le foreste sono responsabili di almeno una metà delle zoonosi emergenti. La distruzione delle foreste può quindi esporre l'uomo a nuove forme di contatto con microbi e con le specie selvatiche che li ospitano."
(Wwf)
"Non poteva andare in altro modo, lo sapevamo perfettamente e lo diciamo da sempre: una società che adora il dio denaro, alla prima crisi, crolla miseramente. La gente ha così fiducia in se stessa e nello Stato in cui vive, che svuota i supermercati presa dal panico; del resto, se si costruisce una società basata sulla dipendenza energetica e alimentare in primis, i risultati non potevano che essere questi catastrofici in cui veniamo privati anche delle libertà fondamentali."
(Paolo Ermani)
In estrema sintesi dovremmo trovare la forza per tornare nei luoghi della nostra anima per proteggerli e curarli. Il lavoro moderno che ci vede fare carriera in giro per il mondo, come esuli senza patria, come cittadini del mondo globalizzato, fa ammalare il mondo e noi per primi. Il mondo poi è un malato grave già da prima dell'avvento del coronavirus, che è solo uno degli effetti delle politiche scriteriate dell'uomo: la desertificazione dell'Europa e di aree enormi del mondo incombe, ed è un problema che vediamo lontano come se la scarsezza d'acqua possa capitare solo agli Africani, con la stessa miopia con cui credevamo che il virus se lo potessero prendere solo i "Cinesi che si mangiano i topi vivi" (Luca Zaia, maestro pessimo). Chi ha un giardino ed un orto oggi sta molto meglio di chi vive in un appartamento in centro: poter dedicare parte del proprio tempo per curare la terra e coltivare il cibo che mangeremo ci permette di essere liberi, sempre. L'autonomia alimentare ed energetica è stata troppo sottovalutata: in Italia, in questo senso, la situazione è tragica dato che solo il 4% della popolazione sa prendere una zappa in mano.
Voi cosa ne pensate? Scriveteci pure la vostra opinione.
Il governatore De Luca sicuramente non è il colpevole della cattiva condizione delle strutture sanitarie campane.
Le sue responsabilità in merito ricadono solo sull’ultimo quinquennio, sul quale lo scrivente non ha le competenze per esprimere un giudizio. Forse avrà fatto cose buone, ma sicuramente non ha fatto miracoli. Certamente, dinanzi ai vari episodi di malasanità balzati agli onori della cronaca, si è ribellato contro gli scoop, sciorinando i pregi delle nostre strutture e dei nostri medici, sottostimando quelle notizie a fesserie.
Ieri, ha offerto l’ennesimo atteso show, in una teleconferenza di 47 minuti, in cui tra le altre cose, ha prima minacciato ironicamente di inviare carabinieri armati di lanciafiamme contro presunti neolaureati e ha poi invocato l’uso dell’esercito contro gli imbecilli.
Risultato: tutti hanno ascoltato, visto e commentato solo le sue sparate da Sergente Maggiore Hartman.
Però De Luca in 14 minuti ha parlato anche della situazione delle strutture campane, delineando un quadro piuttosto preoccupante: i suoi tecnici stimano che entro una ventina di giorni serviranno in Campania circa 400 ventilatori per affrontare l’emergenza coronavirus. La protezione civile si sarebbe impegnata a fornirgli 225 ventilatori e 621 caschi per il loro utilizzo. Di questi ventilatori al momento gliene avrebbe consegnati solo 5. La Regione, dunque, si sarebbe interessata per acquistarli negli USA ma siccome i tempi stimati per la consegna sarebbero stati di 4 mesi, ha ripiegato poi sulla Cina, stipulando con un’azienda un contratto per 150 ventilatori, che comunque necessiteranno di tempo prima di arrivare.
Non si dice quale sia la disponibilità attuale, ma al netto di quello che si attende, momentaneamente abbiamo solo 5 ventilatori, il Cotugno già pieno e una crisi sanitaria alle porte.
Consapevole del disastro che potrebbe verificarsi, De Luca preme per le più drastiche misure possibili, nella limitazione degli spostamenti umani. E fa bene.
Di fronte a tanto impegno, è un vero peccato, però, che questi suoi show, per quanto efficaci nell’incutere timore ai possibili trasgressori, non lascino passare il messaggio più importante in questo momento: abbiamo urgente bisogno di altri ventilatori!
La smetta allora di fare la macchietta, accorci sti sproloqui, (che di 47 minuti di discorso ne avrà utilizzati al massimo 20 per dire cose interessanti), e continui ad impegnarsi per allestire in breve gli ospedali a fronteggiare il peggio.
Già è stato detto che i soldi non fanno la felicità, che non si possono portare nella tomba e che quando avremo distrutto tutta la natura scopriremo che nemmeno si possono mangiare...
I soldi sono un simbolo per riassumere la ricchezza di una nazione e sono strumento per semplificare gli scambi in un' economia. Se riflettiamo non sono gli unici simboli che ci circondano nel quotidiano che hanno un valore discutibile: parlo del rosario baciato dal politico razzista, i faraglioni raffigurati su una scatoletta di tonno, un cornetto portafortuna regalato da una zingara che ti malediceva fino a due secondi prima che cacciassi la moneta.
Siamo cresciuti come deficienti attaccati ai nostri simboli: qualcuno è attaccato ai soldi, qualcuno al modello di telefono, altri all'accessorio firmato, ai colori della squadra del cuore, al tricolore, al presepe, all'albero di Natale. E ci si litiga tra di noi per questi simboli come se non ci fosse un domani: guai se l'albero di Natale nella piazza del paese non è bello come quello dell'anno precedente.
Si è talmente focalizzati sui simboli in sé che si dimentica quello che rappresentano, quello che dovrebbero ricordarci ogni giorno. Dallo spazio dicono che il mondo si sta desertificando ad un ritmo impressionante, che l'Europa si sta desertificando, ma la preoccupazione nel quotidiano è se aumenterà o meno l'IVA, se salvano o no gli €80 di Renzi.
Ebbene se l'Europa diventerà un deserto, gli euro non varranno più un fico secco, anzi i fichi secchi ce li potremmo ancora mangiare, gli euro solo pulirci il c***. In quest'ottica al Quantitative Easing 2019 di Draghi possiamo dare questa lettura: il sistema é al collasso, pompiamo i soldi nell'economia nella speranza che qualcuno si inventi qualcosa, mal che vada abbiamo scherzato (miliardi di euro di oggi in caso di catastrofe ambientale domani valgono sempre zero).
Brucia un simbolo della cultura come la cattedrale di Notre Dame di Parigi e immediatamente il mondo si precipita per la ricostruzione, bruciano le foreste e il mondo ci mette un po' di tempo per capire cosa fare. Ci siamo totalmente sconnessi dalla natura quando noi siamo piccolissima parte di essa.
La nostra grande intelligenza di specie umana si è inceppata sui simboli. Senza esagerare rischiamo l'estinzione su questo pianeta perché abbiamo creato strutture sociali fondate su simboli e siamo incapaci di rinunciarvi. Una ragazzina con i capelli rossi sta girando il mondo cercando di svegliare le coscienze e molti l'hanno presa a modello, a simbolo. Sará che ci ricorda simpaticamente una versione moderna e ambientalista di pippi calze lunghe, sará che una ragazzina che lotta per l'ambiente é un'immagine piu' calda e romantica rispetto a dei freddi studi scientifici, ma Greta ci ripete quello che da anni gli scienziati cercano di farci capire con scarso successo mediatico. E' incredibile come anche sul nostro futuro ragioniamo per immagini e semplificazioni e come preferiamo talvolta i simboli alla vita stessa.
"Ogni uomo, donna e bambino vive sotto una spada nucleare di Damocle, che pende dal più debole filo, in pericolo di essere spezzato per caso, per sbaglio o per pazzia". Kennedy
Nella commedia nera "il Dottor Stranamore", in piena guerra fredda, tra USA e URSS che si minacciano a chi userà per prima l'atomica, al generale Rippler, comandante d'una base aerea americana, non gli si alza più l'uccello e improvvisamente ha dato di balta il cervello. Convinto che ciò dipenda da una cospirazione dei Comunisti che avvelenano le falde d'acqua, decide di dare ordine ai suoi aerei di attaccare a sorpresa il nemico e di sganciare le atomiche. Non sa che i Russi si sono dotati di un meccanismo di difesa automatico che alla prima esplosione su territorio Sovietico innesca un lancio di missili atomici che porterebbe all'apocalisse: alla distruzione dell'intero pianeta. Scoperte le intenzioni di Rippler cercheranno in tutti i modi di fermare la sua follia. Tutti tranne il Dottor Stranamore, il quale ha già perfezionato in caso di Apocalisse sofisticati bunker antiatomici e un piano di ripopolazione basato sulla "massimizzazione delle nascite" (dieci donne per ogni uomo) particolarmente gradito ai membri del Pentagono. Il finale per correttezza non ve lo scrivo: d'altronde il romanzo finisce in un modo, il film di Kubrick in altro.
Questa Commedia nera descrive, in verità, molto bene le strategie atomiche e un po' cosa sta succedendo in questi giorni con le minacce di Pyongyang. In una guerra combattuta attraverso lo scambio di colpi atomici le forze armate tradizionali non sarebbero in grado di proteggere il territorio di uno stato dalla distruzione fisica e dalla contaminazione nucleare. In linea di principio, il rischio di un attacco atomico può venire affrontato in quattro modi diversi:
1) La distruzione preventiva delle armi avversarie;
2) L'intercettazione delle armi atomiche;
3) La protezione fisica contro gli effetti delle esplosioni;
4) La minaccia di rappresaglia.
Attraverso quest'ultima si tenta di dissuadere l'avversario dall'effettuare un primo colpo atomico, minacciandolo di rispondere con un secondo colpo che gli infliggerà danni intollerabili.
La minaccia di rappresaglia per funzionare deve essere credibile e può richiedere dimostrazioni (nel film la follia dei Sovietici era di non aver comunicato al mondo il potentissimo dispositivo di difesa in loro possesso): in quest'ottica il missile lanciato martedì dalla Corea del Nord che ha sorvolato il Giappone cadendo nel Pacifico dopo una traiettoria di 2.700 chilometri e la relativa propaganda di regime si delineano come strategia atomica tradizionale. Nella realtà fino ad oggi le minacce atomiche di questo genere hanno funzionato piuttosto bene, al punto che le guerre non vengono quasi mai combattute al massimo grado di intensità. Anche nella "Teoria dei Giochi" gli economisti ci dicono che la minaccia di rappresaglia nucleare è talmente spaventosa che ben funziona da deterrente e si raggiunge un punto di equilibrio in cui i contendenti abbaiano ma non mordono. Speriamo tutti noi che queste minacce rimangano solo "virtuali" e non diventino mai reali. Ma che succederebbe se domani a Trump o ad un suo generale non si alzasse più l'uccello?
1) La mascherina chirurgica (quella semplice, per intenderci) dopo qualche ora di utilizzo va cambiata. Col nostro respiro essa si impregna di batteri e se non la rimpiazziamo, facciamo un aerosol di microbi, col risultato di esporci ad altre malattie e cosi abbassare le difese immunitarie. Inoltre inumidendosi perde efficacia.
2) Le mascherine ffp2 ed ffp3 sono le migliori, con una capacità filtrante del 92% la prima e del 98% la seconda. Tuttavia anch’esse esauriscono il filtro dopo 12 ore di utilizzo, il quale se non sostituito non serve più a niente.
3) Le mascherine sono diventata merce rara. Potreste sostituirle con pannolini in fibra naturale. Una marca è Libero. Con circa €7 si può acquistare una confezione da 36. Ovviamente dovrete applicarci delle molle.
4) Proprio perché le mascherine di questi tempi sono preziose come il pane, è un’inutile puttanata indossarle mentre siete da soli in macchina o camminate da soli all’aria aperta. Usatele per prendere i mezzi pubblici o se entrate in ambienti affollati.
5) È importante lavarsi le mani prima di applicare la mascherina al volto e cercare di toccarla solo per gli elastici.
6) I guanti possono essere molto utili. Oltre a proteggervi le mani, vi ricordano di non toccarvi bocca, naso e occhi.
7) È ingiusto, lo so, perché sicuramente è più pericoloso andare a fare la spesa, ma attualmente i decreti stabiliscono il divieto di andare a pesca, anche se siete da soli in un posto dove non c’è nessuno. È consentito recarsi presso i propri terreni se avete animali a cui dar da mangiare, ma non lo è per andare a zappare o innaffiare. Se avete un orto da curare vi auguro di incontrare controllori comprensivi o di non incontrare nessuno.
8) Prima si immagina che non capiti qui, poi che non capiti a noi, infine viene la paura. Lo sapete, la situazione è drammatica al nord. A Bergamo non sanno più dove mettere le bare. Ma presto potrebbe diventare uguale qui da noi, se non facciamo tutto il possibile. Un malato di coronavirus muore solo, senza poter essere salutato dall’abbraccio della sua famiglia. Quindi non abbassiamo la guardia. Cerchiamo di non uscire se non per vere esigenze; quando facciamo la spesa cerchiamo di fare una scorta che duri almeno 3-4 giorni. Insistiamo anche con i nostri cari nel far capire l’importanza di evitare contatti.
9) Evitate di fumare, fate ginnastica, assumete vitamine. Per sopravvivere a una guerra bisogna essere forti. Per il benessere psichico è consigliata una chiantella, anche se siete da soli...
10) Restiamo umani. Non guardiamo con sospetto chi sta fuori casa, non mettiamoci a fare le spie. Non sappiamo quelle persone dove stanno andando, da dove stanno ritornando, se magari stanno uscendo solo ora di casa dopo giorni chiusi dentro. Per chi non ha un giardino o un terrazzino può essere dura. Le forze dell’ordine stanno facendo un ottimo lavoro, controllando a tappeto il nostro territorio. Affidiamoci a loro.
Non fraintendete il titolo: Salvini non ha ragione praticamente su nulla. Egli è l’autore delle politiche più atroci che si ricordino in epoca repubblicana, per il resto la sua azione politica si sintetizza in una ricerca compulsiva ed esclusiva del consenso, un consenso probabilmente fine a se stesso e fondato sugli istinti più bassi dell’animo umano.
Salvini ha pure costretto il paese ad una crisi governo insensata, basata su motivi pretestuosi e indirizzata solo alla capitalizzazione del suo consenso elettorale in un momento che gli era favorevole.
Pur tuttavia Salvini ha ragione su una cosa: ha sfasciato tutto nella convinzione che gli elettori avrebbero consegnato a lui, e solo a lui, le chiavi del governo, e così sarebbe se non ci fossero questi impensabili tentativi di accordo tra PD e cinque stelle. Tutti sanno che il popolo oggi vuole un governo leghista e, ci piaccia o no, in democrazia il popolo deve avere il governo che vuole.
Non mi sfugge che viviamo in una democrazia parlamentare; che gli elettori si sono espressi solo un anno e mezzo fa e che, in presenza di una maggioranza parlamentare alternativa, il Presidente della Repubblica deve assegnare a quella maggioranza l’onere di esprimere un esecutivo. L’operazione di PD e cinque stelle è istituzionalmente ineccepibile, ma in potenza è politicamente disastrosa.
Tale operazione è fondata su una macroscopica mancanza di rispetto per il corpo elettorale, sulla convinzione che i cittadini siano dei minorati da porre sotto tutela, la tutela di forze politiche squalificate e prive di consenso che decidono per tutti cosa è bene e cosa è male.
Peggio ancora quelle forze politiche si sono dette fino a ieri tutto il peggio che la mente umana possa partorire: gli uni trattati come imbecilli che corrono dietro alle scie chimiche, gli altri accusati addirittura di strappare i bambini alle famiglie naturali o di aver lucrato su tragiche crisi bancarie. A nessuno sfugge il gioco delle parti tipico della politica, è giusto e normale che gli avversari si impegnino in reciproche schermaglie temporanee, ma ci sono punti di non ritorno: quando si sceglie di dire certe cose poi non ci si può neppure sedere a tavola insieme, figurarsi fare un governo. Non tutto è sacrificabile in nome della realpolitik, non lo è certo la dignità.
Ma il peggio del peggio non è neppure l’umiliazione che le forze politiche in gioco si autoinfliggono e che, in fin dei conti, riguarderebbe solo la loro mancanza di amor proprio: il peggio del peggio è che questa umiliazione è finalizzata ad un’operazione che nessun normale cittadino, nessun uomo di onesti sentimenti potrà apprezzare. La reazione pubblica al governo giallorosso sarà un lunghissimo conato di vomito collettivo.
Fin qui abbiamo parlato delle reazioni di pancia e di stomaco mie e, credo, di molti elettori, ma vorrei sottoporvi pure un paio di punti di maggiore correttezza formale e dialettica:
1) La democrazia italiana si avvita da anni in una crisi di valori e di idee di tragiche dimensioni che periodicamente sfocia nel compromesso al ribasso tra forze politiche prima tenacemente contrapposte. Coloro che tra schiere di popolo acclamante erano sorti come rottamatori, innovatori o rivoluzionari hanno saputo, alla prova dei fatti, solo riproporre gli stessi schemi sbiaditi di sempre. Quando questi schemi, che hanno poi come unico ultimo fine la personale sopravvivenza dei loro autori, li disegnavano le mummie della Prima Repubblica, i colonnelli dei vari centrosinistra o i manager del berlusconismo, avevano tutti i connotati della tragedia. Gli stessi schemi, scopiazzati dai Renzi e dai Di Maio, hanno invece tutti i connotati della farsa. Da decenni ormai si paventa una crisi della nostra democrazia senza dire che questa crisi è già qui e la viviamo tutti i giorni. Da ultimo fu la paura dei Grillini al governo a fornire il pretesto per un nuovo cordone sanitario: ebbene, si è ritardato di qualche anno il trionfo dei Cinque Stelle poi i Grillini hanno vinto, hanno governato ed eccoli pronti per entrare in una nuova sacra armata contro il governo di Salvini. Normalizzati anche loro come un Casini qualsiasi. Intanto abbiamo perso tempo, non abbiamo assunto una qualsiasi direzione chiara in nessuna questione politica di primaria importanza, con il risultato sorprendente che il governo più rivoluzionario mai avuto resta quello di Mario Monti.
2) Salvini è un fenomeno perfettamente spiegabile, non è un gigante. Si confronta con dei nani però. Si confronta con persone che non hanno il coraggio di rischiare il poco che hanno oggi nella certezza che dopo le elezioni avrebbero di meno. Ed è certo che avrebbero di meno dopo le elezioni, ma quella sarebbe la ripartenza. Quella sarebbe l’occasione per organizzare una vera opposizione di popolo. Solo toccando il fondo si potrebbe risvegliare la coscienza collettiva di una paese addormentato e spesso incattivito. Solo nel tragico frangente di un governo Salvini avremmo la conferma della saldezza dei nostri principi democratici ed europeisti, di quella conferma oggi abbiamo bisogno per riscoprire la nostra identità. Se poi quella conferma non arrivasse, beh allora sarebbero davvero guai. Ma intanto il governo giallorosso sposta in avanti il problema di tre anni, tre anni di immobilismo, con due forze di governo pronte a litigare su tutto e al termine dei quali Salvini sarà ancor di più gigante tra i nani.
3) Infine si accampano le urgenze della legge di bilancio per evitare il voto: su questo vi tranquillizzo, né con un governo giallorosso, né con un governo Salvini, né con un governo in carica per gli affari correnti avremo l’IVA al 25 per cento. C’è solo da vedere con quale manovra eviteremo lo scoglio.
"[...]I fascisti che rimarranno fedeli ai principi, dovranno essere dei cittadini esemplari. Essi dovranno rispettare le leggi che il popolo vorrà darsi e cooperare lealmente con le autorità legittimamente costituite per aiutarle a rimarginare, nel più breve tempo possibile, le ferite della Patria. Chi agisce diversamente dimostrerebbe di ritenere la Patria non più Patria quando si è chiamati a servirla dal basso. I fascisti, insomma, dovranno agire per sentimento, non per risentimento. Dal loro contegno dipenderà una più sollecita revisione storica del Fascismo, perché adesso è notte, ma poi verrà il giorno”.
Così chiudeva il suo “testamento” Benito Mussolini.
Egli traccia un identikit di quelli che dovrebbero essere i fascisti del domani: cittadini esemplari, che rispettino le leggi e che collaborino con le istituzioni del paese in un clima di pace. E si può dire che la destra che ne è seguita, abbia avuto tra i suoi grandi rappresentanti, degni esempi rispondenti a questo profilo: Almirante, Longanesi, Rauti, Montanelli...
Oggi, il capo dei fascisti è considerato Salvini.
Un uomo che non ha mai lavorato, campando di politica da quando aveva 20 anni.
Che ha denigrato per anni il sud, la Capitale e la Bandiera.
Che ha accettato fondi russi per finanziare la sua campagna elettorale.
Che svilisce ogni giorno le Istituzioni.
Un uomo mai serio, mai composto, sempre con l’area scazzata...
Che non risponde mai alle domande e alle accuse che gli vengono rivolte, ripetendo invece sempre le stesse litanie e i soliti elenchi fuori tema.
Non ha istruzione, non ha intelligenza. Non ha neanche senso del pudore.
Più che un politico sembra un influencer di bassa lega.
Persino Mussolini, oggi, se potesse tornare, scenderebbe in piazza da sardina.
Cominciamo col dire che l'idea che la Costituzione possa essere ritoccata e che in particolare il bicameralismo possa essere superato, è un assunto che nessuno mette in dubbio. Soprattutto non può non piacere l'idea di diminuire il numero dei senatori o quella di abolire un ente inutile come il CNEL.
Ma il cittadino avveduto deve saper riconoscere il vero succo di una proposta dagli specchietti per le allodole a cui sono avvezzi i politici di tutto il mondo e di tutti i tempi.Abbiamo una Costituzione che è stata d'esempio a tutte le successive nel panorama mondiale, che è stata il frutto del confronto costruttivo tra anime politiche profondamente diverse e che ha avuto la capacità di creare un sofisticato sistema di pesi e contrappesi per bilanciare i vari Poteri e per garantire una democrazia duratura.
Oggi, vogliono stravolgere 36 (o meglio 47) articoli su 139 di questa Costituzione, dicendoci che è per il nostro bene, perché così si taglieranno gli sprechi e si agevolerà il processo legislativo, ritenuto lento e macchinoso.
Però, la riforma che dovrebbe favorire questo cambiamento epocale, non è stata concepita in Parlamento, con la collaborazione di tutte le parti, ma dagli accordi tra il gruppo di Renzi e gli ex(?) berlusconiani di Alfano e Verdini, per essere imposta alle Camere a colpi di maggioranza. Maggioranza che tra l'altro non esiste nel paese ma solo in Parlamento, grazie al premio dato alla coalizione PD-SEL dal Porcellum (dichiarato poi incostituzionale) e dai suddetti parlamentari prestati da Berlusconi a Renzi, per consentirgli di arrivare alla fine della legislatura. Nonostante i tre passaggi alla Camera e i tre al Senato, il ddl si è discostato pochissimo dall'impostazione iniziale, a riprova che chi l'ha promosso non l'ha portato alle camere per discuterlo, ma per sottoscriverlo. È una riforma che a differenza del testo originale non sta contribuendo alla coesione nazionale ma a una vera e propria "guerra civile fredda".Ma aldilà dei modi e della legittimazione, proviamo ad analizzarla nel merito, che a volte il fine giustifica i mezzi...
Il Senato passerebbe da 315 senatori eletti dal popolo, a 95 nominati tra rappresentanti del territorio, (con un sistema che non viene specificato dal testo, ma rimandato a leggi ordinarie e quindi facilmente modificabile), più 5 nominati con mandato settennale dal Presidente della Repubblica. Ed è evidente come su così pochi componenti, in caso di disaccordo, peserebbero come macigni i 5 di nomina presidenziale...
Non vi sarebbe più alcun senatore in rappresentanza degli italiani all'estero, anche se, nelle sue epistole, Renzi si è scordato di avvertirli.Capire esattamente come saranno ripartite le competenze dei due rami del Parlamento è una sfida da provare, leggendo il testo dell'art.70 della "nuova riforma organizzata". A differenza dell'originale che è chiarissimo, qui non si capisce un cazzo di niente. Addirittura i giuristi non riescono a mettersi d'accordo se con il nuovo testo le modalità di approvazione delle leggi passerebbero da una, a sette o addirittura a 12!!! Ed è già prevista una pioggia di ricorsi alla Corte Costituzionale che, nei casi dubbiosi, dovrà decidere, di volta in volta, di chi sarà la competenza. E si sa che nella melma festeggiano i porci.
Se è vero che per le leggi ordinarie non ci sarebbe più un bicameralismo paritario, è altrettanto vero che il Senato modificato continuerebbe a esercitare, in concorrenza con la Camera, la funzione legislativa per quanto concerne tutta una lunga serie di leggi: da quelle costituzionali a quelle relative all'ordinamento e alle elezioni dei Comuni e delle Città metropolitane; dalle leggi che riguardano l'attuazione delle normative europee a quelle relative ai casi di ineleggibilità e di incompatibilità dei senatori; Dalla legge elettorale del Senato alle leggi di ratifica dei trattati dell'Unione Europea; da eccetera a ecc...ecc...
Ciò vuol dire che se domani dovesse vincere le elezioni politiche il Movimento 5 Stelle, questo non potrebbe mettere mano ad alcuna riforma costituzionale o riguardante i trattati internazionali, giacché la sua rappresentanza negli enti locali è minima. Non avrebbe, invece, problemi il PD, che con la sua struttura collaudata e capillare è ben radicato e candidato in tutti i territori.In ogni caso, con queste modifiche, il tanto sbandierato risparmio per le casse dello Stato sarebbe di circa 40 milioni, praticamente circa quanto prende il PD di rimborsi, ogni volta che c'è una tornata elettorale e meno della metà del cartellino di Higuain. Ma se l'obiettivo era quello di risparmiare non si potevano dimezzare gli stipendi dei parlamentari? O magari dimezzare deputati e senatori lasciando però che continuassimo a sceglierli noi umili cittadini? Oppure non avrebbero potuto semplicemente abolire del tutto il Senato? Eh no, se dici queste cose, sei un ignorante populista!
Il Governo avrà molto più potere, soprattutto se si combina questa riforma costituzionale con quella elettorale già pronta (ma divenuta modificabile da quando si sono accorti che rischierebbe di vincere i 5 Stelle). Questa assegnerebbe il 54% dei seggi alla Camera, e dunque il governo, al partito che prende più voti, anche se questo rappresentasse, per esempio, soltanto il 30% degli elettori. Ma lo strapotere ingiustificato non finirebbe qui. L'art. 72 della riforma prevede addirittura che i disegni di legge del governo dovranno essere approvati entro 70 giorni, mentre non sono previste scorciatoie per gli altri tipi di proposta di legge, neanche quelle di iniziativa popolare che necessiteranno non più di 50.000 firme, ma di 150.000.
In questo modo l'iniziativa legislativa del governo diverrebbe sempre più "urgente" delle altre.
Anche le nomina del Presidente della Repubblica e dei componenti "laici" del CSM, in quota al Parlamento, rischiano di diventare una prerogativa del Governo, data la maggioranza schiacciante di cui godrebbe.
Vien da chiedersi cosa potrà, dunque, fare l'opposizione, visto che già al momento, tra tagliole e fiducie varie sembra sempre più relegata al ruolo di spettatrice impotente. Eppure mi pare che Articolo 1 della Costituzione parli di Repubblica parlamentare...Fatto sta che dei pericoli di questa riforma, ci stanno avvertendo tutti i più eminenti costituzionalisti italiani, da Zagrebelsky a Rodotà, da Carlassare a Baldassarre mentre l'unico costituzionalista di livello che ha appoggiato il SI è Sabino Cassese che però si è limitato a dimostrare l'inutilità del Senato, senza dilungarsi in un'analisi della riforma. Eppure, a parte i tifosi di Renzi, ci sono tantissimi italiani che si stanno facendo infinocchiare dall'idea del SI.
Il motivo, a mio modesto parere, è questo: negli ultimi anni stiamo subendo un bombardamento mediatico che in sostanza passa questo messaggio: il governo di Renzi, piaccia o non piaccia, è il migliore dei governi possibili. Se non passa la riforma, Renzi cade e per l'Italia sarà la palude, perché il M5S che scalpita da dietro, è stupido e pericoloso.
Personalmente ho smesso di credere ai media già da tempo, in particolare, quando anni fa, noi capresi bloccammo il porto per tutta una serie di sacrosante ragioni e invece tutti gli organi di informazione (a parte il tg5 che inviò una giornalista ischitana) ci ridicolizzarono parlando di una protesta dovuta ad un aumento di 10 centesimi. Avessero mai dovuto fare informazione e chiarezza sul monopolio dei trasporti per l'Isola, mettendosi contro a uno dei più grandi armatori al mondo...
È verosimile che a volere più di tutti questa riforma (e infatti si sono tutti schierati a favore), siano i grandi gruppi finanziari, i quali con questo nuovo assetto avrebbero un solo interlocutore, il Governo monopartitico, con cui accordarsi al fine di raggiungere i propri obiettivi, siano essi un ponte sullo Stretto, una trivella in mezzo al mare o una nuova inutile galleria.
E se mai dovessero prevalere quegli scocciantoni dei grillini, che già hanno detto alle olimpiadi, senza senatori, sarà un gioco da ragazzi accappottarli.Alla fine, comunque, vinceranno loro, ma nel frattempo possiamo mettergli i bastoni fra le ruote.
Basta un NO.