Sei a piazzale Tecchio e Lo vedi. Il San Paolo. Finalmente.
Finalmente perché, con qualunque mezzo di trasporto tu sia arrivato fin là, macchina/autobus/taxi/metro/cumana, salvo miracoli, ci hai messo una vita.
Perchè Napoli, oggi, è il Caos. E se sta piovendo, va be', non ne parliamo proprio.
Sulle strade, infatti, si sono riversate trenta, quaranta, a volte, sessantamila persone, che si mescolano al già inestricabile, eterno andirivieni cittadino.
Tutti in pellegrinaggio verso Fuorigrotta. Oggi è il giorno della partita.
E vedi gente insofferente, impaziente e lamentosa, attaccabrighe e pronta a maledire chiunque ostacoli il suo inesorabile cammino.
Con i nervi a fior di pelle per la trepidante attesa, anche quelle persone estremamente pacifiche nel quotidiano, perlomeno da lunedì a sabato (salvo anticipo del sabato sera), fanno questioni con chiunque sia a tiro: solitamente a fare le spese del clima teso sono automobilisti poco scattanti e passeggeri che bloccano l'uscita dai mezzi pubblici.
Ma, sopratutto, oggi è il giorno in cui il collerico tifoso se la prende con l'Autorità, in qualunque forma essa si presenti.
Il giorno della partita, infatti, chiunque a Napoli rappresenti l'ordine costituito non avrà vita facile e, a seconda dei casi e dei percorsi prescelti, vigli urbani, bigliettai, controllori, steward, forze dell'ordine e semafori diventeranno valvole di sfogo per il rissoso napoletano in prepartita.
Quindi, se sei arrivato su strada, di certo, hai ammirato i leggendari ingorghi partenopei in tutto il loro splendore. Inoltre, hai pure il problema del parcheggio. Ci sono auto e motorini fermi ovunque, nel raggio di chilometri: tappezzano i fianchi delle strade o sono incastrati in ogni piccolo anfratto, anche dove sembra fisicamente impossibile.
Ma non disperare. Perché a Napoli, durante le partite e non, tra i servizi più efficienti che siano a disposizione dell'utenza c'è quello dei parcheggiatori abusivi.
Essi, croce e delizia dell'automobilista partenopeo, di solito male in arnese e poco presentabili, sono, però, maestri della manovra e infallibili scopritori di pertusi dove infizzare la macchina.
Sicuri di sé, organizzano il traffico e ti indirizzano là o qua.
La tariffa è, naturalmente, quella rispettata in tutta Napoli e provincia dalla categoria: “Capo, 'na cosa a piacere”. Questo obolo, però, ha ben poco di discrezionale. Immancabilmente, infatti, in cambio di una offerta fino ai due euro riceverai uno sguardo torvo che ti lascerà con un dubbio angosciante sul tuo futuro prossimo, e già ti vedi, al termine della gara, a bestemmiare tutti i santi proprio lì dove avevi parcheggiato l'auto, che ora non c'è più.
Poi, preparati, che se “oggi ci sta 'a Cempions” la tariffa sarà maggiorata, data l'importanza dell'evento. E mi pare giusto!
Inutile dire che, di certo, l'amico parcheggiatore, all'inizio della partita, si assenterà dal posto così ben presidiato fino ad allora.
Ma, è probabile, che a Napoli durante la partita nemmeno i mariuoli lavorano.
Anche i mezzi su rotaia si riveleranno una scelta, ugualmente, infelice.
Puoi arrivare qui o con la Metro2, famigerata linea che “va' capisc' quando passa” o con la Cumana, che ha, invece, nei giorni in cui si gioca al San Paolo, la comodità di mantenere, a Luglio così come a Gennaio, la temperatura costante di trentotto gradi, grazie all'alta densità di persone per metro quadro. Le puzze allegate sono, purtroppo, uno spiacevole inconveniente.
Ma non ti affannare. E' inutile che cerchi disperatamente di arrivare al finestrino per cercare un po' d'aria. Il finestrino è rotto e non si apre. Te l'assicuro.
Ti avvicini allo Stadio e cammini tra centinaia di persone, bancarelle e furgoncini ambulanti.
Qui a Piazzale Tecchio puoi comprare tutto il necessario per affrontare la gara: cappellini e sciarpe, tra le quali, la più ricercata: “Juve Merda”, e divise dei tuoi beniamini del momento e del Più Grande di Tutti. Tutto il merchandising che vedi è rigorosamente falso, o meglio, non ufficiale.
Solo un piccolo Napoli Store ti ricorda dell'esistenza dei prodotti autentici della Società.
Ed in bella mostra sul manichino la tuta della Squadra, tra gli abiti più utilizzati dal tifoso partenopeo vestito a festa.
Difficilmente noterai tifosi andare al San Paolo vestiti in tal modo, perché qui la tuta del Napoli è catalogata alla voce “vestito bbuono” da sfoggiare più per lo struscio in via Toledo e per le grandi occasioni, che come divisa ufficiale da stadio: “Con quello che l'aggio pagato. Posso mai andare a sporcarlo allo Stadio??!”.
E poi cibo. Tra le proposte: sasicc, friarielli, nocelle, porchetta, mulignan, pistacchi, hotdog, pizzette, acqua, coca cola, birra.
E, tra i vari petulanti della domenica di Fuorigrotta, e chiunque sia stato al San Paolo lo sa, l'evergreen rimane sempre: “''O Borghetti. Solo un euro”.
Il Caffè Borghetti è un liquore al caffè, venduto in contenitori monodose di plastica, che spopola nelle prossimità e all'interno degli stadi italiani, e che, probabilmente, nessuno mai ha bevuto in altro luogo della terra, e le bottiglie del liquore suddetto (esistono! davvero!) continuano a riposare, tristi e polverose, sulle mensole più alte di pochi, audaci bar.
Al pubblico di tifosi da divano e poltrona, ed in particolare, a quelli che tra le varie, condivisibili, ragioni per cui non vale la pena andare allo stadio annoverano anche la possibilità di vedere tra primo e secondo tempo il culo della Ilaria D'Amico di turno, 'o Borghetti è, invece, noto per una ricordevole pubblicità andata in onda, per anni, tra primo e secondo tempo, con Madalina Ghenea in abito nero scollato.
Poi, tra i tanti richiami, riconosci: “Curva e Distinti. Chi vo' fa o' distinto?”.
E vedi il Bagarino, che compra tanti, tantissimi biglietti a prezzo di costo al momento dell'uscita, spera nel pienone e il giorno della gara, si piazza a Piazzale Tecchio e ripete il ritornello di cui sopra, cercando di rivendere i biglietti con guadagno. Il napoletano s'arrangia. Si sa.
Il mestiere è antico ma ha avuto tempi migliori ed Il Bagarino è ormai caduto in disgrazia e attraversa un periodo di forte crisi delle vendite. E' stato una delle prime vittime della stretta dello Stato sulla sicurezza negli stadi ed il biglietto nominativo per le partite gli ha incasinato assai la vita.
Nonostante la congiuntura sfavorevole, però, il Bagarino, imperterrito, con la pioggia o con il sole, è ancora presente ad offrire i suoi servigi.
Va detto, però, ad onor del vero, che, a tutt'oggi, l'attività di bagarinaggio rimane tra le poche arti napoletane doc, al pari di quelle legate a pizza e criminalità, che consentono di poter sognare un futuro pieno di speranze, lontano dalla terra natia.
Tra i mestieri privilegiati, infatti, che permettono al napoletano di poter partire con una valigia di cartone e andarsi a rifare una vita in altro posto d'Italia e del Mondo c'è, di certo, quello del bagarino: non vi stupite quindi, se, trovandovi per un evento sportivo a Milano, Torino, Monaco di Baviera, Madrid, Parigi, Oslo, riconoscerete il chiaro accento campano del nostro amico in trasferta.
Pensateci, prima di iscrivervi all'Università. A Napoli le opportunità per sbarcare il lunario ci sono: basta coglierle.
Vai verso i tornelli. Se sei fortunato hai un biglietto tribuna. Ottima scelta: entri velocemente, pochi controlli, posto numerato assicurato.
Altrimenti hai un biglietto per gli altri settori. E so' cazzi.
La fila per i Distinti è abbastanza ordinata e la gente sembra portare pazienza e limitarsi a qualche estemporanea lagnanza e alla ricerca di un interlocutore con cui condividere le proprie pene.
Se invece il tuo biglietto è per la curva allora di certo assisti all'apoteosi della fila alla napoletana.
Ti ritrovi, infatti, di fronte ad una insensata ressa, uno ncuoll' a n'at, gente che spunta da ogni dove e si getta nella mischia, pronta a fare il posto a quello davanti.
Ci si agita, si suda, e, immancabilmente, ci si ritrova scamazzati e compressi in uno spazio minuscolo con un fianco pressato sulle barriere e il viso schiacciato sulla schiena del tipo davanti a te che, intanto, grida a squarciagola “non vuttate” mentre il più saggio della folla che gli fa eco: “tanto trasimme tutt quant”.
E stai certo che, nella mischia eterogenea, composta, in larga parte da guagliunastri under 35, immancabilmente, ci sarà un bambino, male accompagnato dal padre o dal fratello maggiore.
Tant'è che il grido che, ieri, oggi, e domani, in occasione di affollate manifestazioni impazza nelle code/resse/risse partenopee è il seguente “Accort, guagliù, che cca c stann e criatur”. Perché, appunto, c'è sempre un criaturo nelle file dello stadio accompagnato da un parente col quale è meglio non discutere, perché, invariabilmente, incazzato e preoccupato dei sicuri rimbrotti della madre nell'eventualità in cui riporti a casa un figlio, anche leggermente, ammaccato.
E, quindi, impara. Allo Stadio la fila la si fa in altro modo.
Bisogna che ti fai rispettare: impostati, allarga le spalle, mano ai fianchi in posa mussoliniana, gomiti larghi. Solo così ci si può creare quel poco di spazio vitale nelle resse napoletane fuori lo stadio. E poi attendi, paziente ma con l'occhio vigile e furbo di quello che non si fa fregare.
Ah, e naturalmente portafoglio nella tasca davanti perché, va bene che qua abbiamo tutti il cuore biancazzurro, ma, non si può mai sapere.