Per intrattenere grandi e piccini abbiamo preparato un altro giochino per PC e Android dalla dinamica molto semplice: "Capri Blue Sky".
Liberamente ispirato a tapping games più famosi*, Capri Blue Sky prende spunto anche da un fatto storico che vide nel 1931 un giovane Sergente dell'Areonautica Argentina cadere tristemente nel mare della nostra isola. Camminando per il sentiero del Pizzo Lungo, quando era ancora possibile farlo, sob, si poteva scovare una targa che recitava così: "Dal Volo Fulgido Ideale di Esuberante Giovinezza Sereno Cadde In questo Mare Sognando Fede Patria e Famiglia Vi Riposa".
Così in questo gioco Arcade da quarantena basta un tocco per prendere il volo (o il click del mouse sul pc) e molta abilità per schivare le rocce.
Aspettiamo di conoscere i vostri record.
Il gioco si può scaricare GRATIS per PC al seguente link:
https://www.mediafire.com/file/1liebxaljwisdt9/capribluesky.rar/file
Gratis Su Google PLAY:
https://play.google.com/store/apps/details?id=com.ByAlessandroVinaccia.CapriBlueSky
*ispirato a JetPack Joyride e FlappyBird
Game Project, Scripting e disegni di Alessandro Vinaccia
Game Engine: Unity
Musica di Lobo Loco "Aldeberan Funky" in ccommons
Auguri di Buona Pasqua a tutti i lettori dell'Altroparlante.
Volevamo fare un regalino ai bimbi dei nostri lettori, che sicuramente più di tutti stanno soffrendo la quarantena limitati in casa. Abbiamo, così, pensato di realizzare per loro un piccolo videogioco (per pc e android) e portarli virtualmente sul tetto di Villa Malaparte dove guidare spensierati una macchinina della polizia telecomandata. Ne è uscito MalaDriver: giochino dove non ci sono regole particolari, ma liberi di andare su e giù, su una pista sospesa tra cielo e mare, bisogna arrivare fino alla fine per sconfiggere i coronavirus.
Potete scaricare il gioco gratuitamente attraverso i seguenti link
Per Android smartphone/tablet: https://www.mediafire.com/file/gw2islbcxd9gs87/MalaDriver.apk/file
(Nota bene durante l'installazione verrà segnalato più volte che la fonte non è conosciuta/sicura perché viene scaricato fuori Play Store, ma andate tranquilli, è tutto genuino)
Per pc Windows 64bit: https://www.mediafire.com/file/z1fxw2zto41x8wg/maladriver64bit.rar/file
Per pc Windows 32bit: https://www.mediafire.com/file/wgloc7o88apd8un/maladriver32bit.rar/file
Credits:
Game Project, Design & Scripting di Alessandro Vinaccia
Game Engine: Unity3D
Musica: Lobo Loco - Aldeberan - Funky Disco in CCommons
Questo diario nasce dall’esigenza di raccontarvi la mia storia, nasce soprattutto dal desiderio di condividere con voi le mie preoccupazioni e di spiegarvi il senso di incertezza e di solitudine che mi sono trovato a vivere nei giorni della mia positività al Covid-19, giorni che mi hanno visto completamente abbandonato dalle istituzioni che dovrebbero, teoricamente, gestire questa crisi sanitaria.
Day zero: mercoledì 14 ottobre 2020
Caro diario, se il buongiorno si vede dal mattino, la giornata di oggi non promette per niente bene. Al mio risveglio, leggo questo Whats’App: ”Ciao Daniè, ho ricevuto i risultati del tampone: sono positivo al covid-19.” Me lo manda un amico con cui, circa una settimana prima, avevo trascorso una piacevolissima serata. Non ci penso due volte: mi metto in isolamento domiciliare volontario e cerco di stilare una lista di tutte le persone con cui avevo avuto contatti fino a quel momento. Dopo numerose chiamate e svariati messaggi, riesco ad avere un appuntamento il giorno seguente per fare il tampone naso-faringeo.
Day one: giovedì 15 ottobre 2020
Caro diario, la mia giornata inizia veramente molto presto. Alle 6.30 ho già preso il primo caffè e corro a prepararmi perché alle 10.30 ho appuntamento a Napoli per effettuare il tampone. Sono pronto a partire ma, intorno alle 7.30, ricevo un’altra spiacevole notizia: causa maltempo, hanno sospeso alcune corse e non potrò mai arrivare a Napoli in orario per il mio tampone. Ci mancava solo questa. La solita sfiga ed il classico dramma di noi isolani. Un po’ irritato, mi arrendo e comunico a chi di dovere che, purtroppo, l’appuntamento deve essere rimandato al giorno seguente. Incrocio le dita, sperando che domani ci sia un mezzo che mi porti a terra ferma.
Day two: venerdì 16 ottobre 2020
Caro diario, finalmente ci siamo: oggi è il gran giorno, il giorno del tampone. La sveglia suona alle 6.30, caffè, doccia veloce, come il giorno prima, sembra un Déjà-vu. Scendo al porto per imbarcarmi il più presto possibile verso Napoli, poi dovrò recarmi a Pianura, sede principale dell’istituto Varelli, il laboratorio diagnostico privato dove andrò a farmi il tampone. Ho deciso così, perché se non me lo vado a fare privatamente, chissà l’ASL quanto tempo mi fa aspettare. Si sentono storie terribili di persone che da dieci giorni aspettano di fare il tampone per contact tracing o, comunque, attendono, invano, notizie. Penso a come sia sbagliato tutto questo: devo recarmi fino a Pianura per poter avere risposte, ma, credo sia meglio così, almeno posso capire, in tempi ragionevoli, se potrei mettere in pericolo le persone che mi sono vicine. Arrivo al laboratorio, mi metto in fila con altre dieci persone: è decisamente privo di senso mettere in fila dieci e più persone - probabilmente affette da Covid-19 - nello stesso posto e con un distanziamento inferiore ad un metro, ma questo passa il convento. Arriva il mio turno, entro in una stanza sterile, circondato da operatori sanitari rivestiti da testa fino a piedi con dispositivi molto simili a quelli utilizzati dall’ F.B.I sulla scena di un crimine. Mi fanno accomodare su una sedia, mi fanno aprire prima la bocca, inserendo questo tampone fino alla gola dopodichè, lo stesso, mi viene inserito dapprima in una narice e subito dopo nell’altra. Molto, davvero molto fastidioso. Mi congedano con un semplice: ”riceverà l’esito tramite email tra circa 48h.” Speriamo bene.
Day three: sabato 17 ottobre 2020
Caro diario, nonostante la fervida convinzione di essere negativo, resto chiuso in casa tutto il giorno, in attesa dell’esito del tampone… per fortuna a tenermi compagnia c’è la mia cara, vecchia, serie A!
Day four: domenica 18 ottobre 2020
Caro diario, ho appena scoperto che a casa si mangiano ravioli. A malincuore devo rinunciarci, continuo il mio isolamento fiduciario. Sono quasi sicuro che oggi non riceverò i risultati: sono passate le famigerate 48 ore ma è domenica, persino Dio si riposò. E invece colpo di scena, intorno alle 15, il mio cellulare squilla: ho ricevuto una mail dall’istituto Varelli. La apro con il cuore in gola e leggo: “ESITO POSITIVO PER SARS-CoV2”. Inizia il calvario. Non ci credo. Sono del tutto asintomatico. Chi se lo aspettava. Ora devo preoccuparmi per chi mi è stato vicino: cerco di stilare una rete di persone con cui sono stato a contatto negli ultimi giorni, chiamo amici e parenti per comunicare l’esito del tampone. Penso a quanti giorni dovrò stare chiuso dentro. All’improvviso, mi sale un insopprimibile voglia di pizza. L’idea di essere, ormai, prigioniero mi fa pensare che se dovessi esprimere “l’ultimo desiderio”, oggi, sarebbe una pizza.
Day five: lunedì 19 ottobre 2020
Caro diario, iniziamo la prima giornata da malato Covid. Primo pensiero: comunicare la mia positività all’organo competente ovvero all’ASL ed al medico di base. Mi chiede come mi sento, gli rispondo che sto bene. Mi dice che, se accusassi forti mal di testa, dovrò prendere la Tachipirina 1000. Poi mi invita ad inviare una mail, elencando tutte le persone con cui sono stato a contatto nelle ultime settimane, per almeno 15 min. E’ un passaggio necessario per essere registrato dalla ASL come soggetto positivo e per far iniziare la trafila burocratica. Il cervello mi va in fumo, non è per niente semplice ricordarsi con chi ci si è incontrati. Mando tutto ed inizia l’attesa.
Day six: martedì 20 ottobre 2020
Caro diario, non ho proprio nulla da raccontarti oggi.
Day seven: mercoledì 21 ottobre 2020
Caro diario, ho bisogno di inventarmi qualcosa per occupare il tempo. Ho già pulito casa, due volte, da cima a fondo. Purtroppo, abito in una casa di pochi metri quadri, non c’è troppo da fare. Faccio il cambio di stagione, svuoto il deposito, riempio il deposito, butto roba vecchia, metto la cera, tolgo la cera.
Day eight: giovedì 22 ottobre 2020
Caro diario, oggi ho fatto una scoperta allucinante: chiacchierando con i miei amici di sempre, persone che ho inserito nell’elenco nominato nella famosa lista inviata all’ASL, vengo a sapere che nessuno tra i soggetti segnalati è stato contattato per effettuare il tampone per contact tracing. Mi insospettisco ma decido di aspettare prima di richiamare l’ASL, magari è solo questione di tempo. Non voglio fare il solito cacacazzo.
Day nine: venerdì 23 ottobre 2020
Caro diario, stamattina ho chiamato l’ASL. Voglio sapere perché non era stata contattata nessuna delle persone che avevo segnalato. La risposta? Non sanno nulla di me, se non della mia positività. Non conoscono il mio indirizzo di casa, il mio codice fiscale, le mie condizioni di salute e in più, non sanno nulla sul mio secondo tampone “d’uscita”. Disperato, chiamo il Comune di Anacapri per cercare di avere qualche informazione in più. Tutto quello che mi viene detto è: ”Hai sbagliato a farti fare il tampone a Napoli, non dovevi andarci”. Certamente, ma se aspettavo i tempi dell’ASL, di sicuro, stavo ancora aspettando (Del resto qualche settimana dopo anche il Comune sembra aver giustamente cambiato idea ed essersi affidato ai test privati quando ad essere sfiorata dal sospetto-COVID è stata l'amministrazione comunale).
Day ten: sabato 24 ottobre 2020
Caro diario, inizio a sentirmi abbandonato. Prendo sempre più coscienza del fatto che l’ASL non riesce a gestirla tutta questa situazione e si lava le mani di certe dinamiche. Ma io ho tanto tempo da perdere ed allora cerco di informarmi e capire, da solo, come muovermi. Il primo giorno utile per fare, nuovamente, il tampone "d’uscita” è lunedì 26 ottobre. Intanto, l'ASL non mi ha mai contattato, non mi ha mai chiesto se ho sintomi, se sono peggiorato, non mi ha comunicato chi o quanto dovrò aspettare. Non mi resta che organizzarmi da solo: chiamo sia l’istituto Varelli di Napoli sia il centro Checkup di Capri per prendere appuntamento per il prossimo lunedì ed effettuare il tampone, di nuovo, a mie spese.
Day eleven: domenica 25 ottobre 2020
Caro diario, ...!
Day twelve: lunedì 26 ottobre 2020
Caro diario, la giornata di oggi è stata davvero avvilente. Ho appuntamento alle 14:30 per rifare, privatamente, il tampone e di questo informo l’ASL. La novità è che, in caso di esito negativo, l’ASL non può ritenere valida la refertazione di un ente privato. Non capisco, per accertare la positività vanno bene gli enti privati, ma per la negatività no?!! Che senso ha? Provo a chiedere spiegazioni ma, in realtà, spiegazioni non esistono: sono disposizioni che si devono seguire e, intanto, io? Me ne devo stare zitto e buono, perché è così che funziona il sistema. Incazzato, attacco il pippone con i medici dell’ASL: inizio a rivendicare i miei diritti di cittadino, gli dico che non posso essere trattato come un numero. Chiedo, per capirci qualcosa, cosa risulta dalla mia scheda personale ASL. La risposta mi lascia senza parole: ancora oggi, non sono stato registrato nei loro sistemi, le persone segnalato non sono state contattate, e, soprattutto, non è dato sapere quando potrò rifare questo maledetto tampone.
Day thirteen: martedì 27 ottobre 2020
Caro diario, è proprio vero che l'isolamento amplifica le emozioni: oggi mi sono quasi commosso quando, all'ennesima telefonata, ho scoperto di essere, finalmente, nel database dell'ASL.
Day fourteen: mercoledì 28 ottobre 2020
Caro diario, una notizia mi ha rischiarato la mattinata e riacceso la speranza: in paese, si sussurra che l’operatrice che si occupa di fare i tamponi è in giro per Anacapri. Forse questo è il mio giorno fortunato. Alle ore 15:30, finalmente la tanto attesa telefonata: “signor Federico, si prepari perché stiamo venendo a farle il tampone.” Che sollievo, tampone effettuato! Non mi resta che attendere 48 ore per l'esito, sperando con tutto il cuore, che sia negativo.
Day fifteen: giovedì 29 ottobre 2020
Caro diario, niente di nuovo all’orizzonte… solo l'attesa, una trepidante, stressante, estenuante attesa …
Day sixteen: venerdì 30 ottobre 2020
Caro diario, sono, finalmente, trascorse le 48 ore previste per analizzare il tampone. Chiamo l'Asl per sapere se ci sono novità, ed, intanto, immagino che, ormai, gli operatori staranno giocando a freccette con una mia foto con sopra scritto Wanted: il tamponato più rompicoglioni di tutti. La risposta dell'addetto mi raggela: dice che non sanno chi mi deve dire se sono ancora positivo e che non sanno neppure come e quando mi verrà comunicata la notizia! Io, però, ormai ho studiato ogni virgola del nuovo DPCM, non ho altro che tempo: al 21esimo giorno dal presunto contatto, io posso comunque interrompere l’isolamento domiciliare. Ma rimango perplesso: proprio il medico mi chiede informazioni sul punto, mi dice che non ne era a conoscenza. Andiamo bene. Siamo tra il dramma e la commedia, sembra quasi un cinepanettone.
Day seventeen: sabato 31 ottobre 2020
Caro diario, sono in attesa dell'esito del tampone da 72 ore. Tento un'ennesima mossa disperata e chiamo l’ASL. Nessuno rispondo al telefono. Provo con il Comune di Anacapri: loro aggiornano il file sui contagiati residenti, qualcosa sapranno. E, invece, mi riferiscono che non è di loro competenza fornirmi i risultati del tampone: loro sono tenuti solo a compilare la scheda giornaliera dei positivi/negativi/guariti del giorno. Mi sento sempre più solo, qui tutti se ne lavano le mani mentre io, disperato, attendo.
Day eighteen: domenica 1 novembre 2020
Caro diario, non ce la faccio proprio più. Sono, ormai, diventato fatalista: il mio isolamento domiciliare durerà ventuno giorni e solo allora, con o senza tampone, potrò essere finalmente libero. Mi guardo in giro e cerco, disperatamente, qualcosa da fare: ma ormai ho una casa ordinata e splendente che renderebbe fiero Mastrolindo, ho quasi fuso la PlayStation. Mi rassegno ad un'altra giornata da vegetale. E, invece, intorno alle 12, succede quello che non ti aspetti. Mi chiamano dal Comune di Anacapri per dirmi, informalmente, che è arrivato l'esito del mio tampone: sono negativo al covid-19. Esulto mentre indosso il giubbino. Aggià Ascì. Mentre sto varcando la porta, mi comunicano, però, che per poter uscire devo attendere la comunicazione ufficiale dell’ASL. Roba da far perdere la pazienza persino a Gandhi.
Day twenty: martedì 3 novembre 2020
Caro diario, ma tu hai capito. Se non fosse stato per quella persona che lavora al comune di Anacapri e mi ha gentilmente chiamato, io, a quest’ora, non avrei ancora nessuna notizia sulla mia negatività. L'ASL non ha ancora provveduto ad inviarmi la comunicazione ufficiale sulla mia negativizzazione. Ma io domani posso uscire. Sono da venti giorni in isolamento e, con il tampone negativo privato e dopo tre settimane dal contatto, posso considerarmi legittimamente autorizzato ad uscire di casa.
Day twentyone: mercoledì 4 novembre 2020
Caro diario, finalmente libero. THE END.
Day thirty: mercoledì 11 novembre 2020. COLPO DI SCENA!
Caro diario, non pensavo di scrivere ancora. Ma, oggi, mi è successa una cosa incredibile. E non so più cosa pensare di questa assurda esperienza da asintomatico ed isolato domiciliare gestita con la proverbiale efficienza all'italiana.
Oggi ho fatto il test sierologico, volevo controllare, non capivo, volevo la prova del nove della mia malattia. E invece? Risulto negativo, non ho neanche una mezza IGg o IGm, cioè gli anticorpi che NECESSARIAMENTE si trovano nel sangue di chi ha avuto il Covid, quantomeno nei primi mesi. E invece niente. Niente di niente. Neanche una piccolissima IGg a dimostrarmi che è valsa la pena impazzire per 21 giorni chiuso da solo in casa. Non ci si sbaglia: non ho mai avuto il Covid, ero un falso positivo. I tamponi possono sbagliarsi ma se si facesse un tampone intermedio, si potrebbe avere un riscontro. Io, però, ne ho fatti soltanto 2 in 21 giorni. E questo è stato. Insomma, tutto inutile.
Rileggo la mia storia prima di chiudere la versione definitiva di questo articolo e mi rendo conto che sembra quasi una barzelletta. Sei solo e, ammesso che tu sia positivo, devi soltanto sperare di essere asintomatico, perché lo stesso trattamento riservato a me sarebbe stato riservato anche ai malati con sintomi, e lì sarebbe stato il vero problema. La verità è che, checché ne dica il buon De Luca, qua la sanità sta andando a rotoli, le ASL non sopportano il peso di una situazione così intricata. E a farne le spese sono i cittadini, i malati.
E mi chiedo come si può pensare di gestire una comunità durante una PANDEMIA MONDIALE in queste condizioni? senza coordinamento né personale? Come si può pensare di abbandonare un cittadino al suo destino e poi, chi vivrà vedrà? Come è possibile che anche una realtà così piccola come la nostra isola si trovi costretta a vivere e sopportare una situazione simile? Forse si poteva pensare di organizzare una collaborazione con un istituto diagnostico privato per mettere a disposizione un centro dove poter fare i tamponi, senza doversi recare a Napoli. A pagamento eh, chi va trovando niente. Però almeno si sarebbero alleviati i compiti che gravano sull'ASL, che avrebbe potuto concentrarsi sul contact tracing e sui controlli ai soggetti malati.
Eppure, c’è stato tutto il tempo necessario per prepararsi ad una nuova, già preannunciata, ondata di contagi ma, come al solito, ci ritroviamo sempre ad arrancare, a fare da scaricabarile su chi deve fare cosa.
Sono stati giorni duri, mi sono sentito davvero abbandonato a me stesso e a questo orribile virus, accompagnato unicamente dall’ansia di aver infettato qualche amico, qualche parente. Nessuna delle persone che ho segnalato è stata chiamata per fare il tampone del contact tracing, i 15 giorni dalla mia segnalazione sono passati e loro hanno terminato l’isolamento domiciliare, per fortuna stanno tutti bene. E oggi il mio calvario sembra finito, ma non auguro a nessuno di passare un solo secondo di quello che ho passato io.
Al termine della partite con il Real Madrid, il presidente De Laurentiis ha sfoderato una prestazione memorabile almeno quanto la partita. Per chi se la fosse persa, proponiamo la trascrizione integrale dell'intervista (una faticaccia tra strilli e berciate), senza omissis e censure. Il Dela, che talvolta ci fa sorridere, mettere le mani nei capelli, chiedere la grazia alla Madonna, stasera ci è sembrato un vero Altroparlante e ha dato a Cesare quel che è di Cesare. Con buona pace di tanti.
"Buonasera Presidente, poco fa era nello spogliatoio per abbracciare e per complimentarsi con questa squadra. Credo di poter interpretare la sensazione…"
- La delusione di Madrid questa sera non c'era, il risultato è stato lo stesso ma abbiamo giocato un po', hanno giocato un primo tempo secondo me esemplare e hanno anche dato nel secondo tempo il massimo. Il Real Madrid è il Real Madrid e quindi sono campioni del mondo, per noi è già stato un grande -diciamo- successo poter giocare con loro. I tifosi hanno regalato questa sera uno stadio esemplare, meraviglioso, hanno sostenuto la squadra. Avevamo degli ospiti eccellenti stranieri e italiani, i quali hanno potuto ammirare uno stadio da noi allestito per quanto riguardava la parte del cibo e quindi con anche la tradizione napoletana sul piano culinario, che non ha uguali nessun'altra parte del mondo, e dall'altro lato il grande pubblico hanno fatto grande anche uno stadio che soffre dalla sua della sua vetustità di tanti decenni. -
"Stasera cazzimma in abbondanza presidente, mi permetta la battuta..."
- Mi fa piacere che questo termine sul quale tutti quanti si sono meravigliati, tutti quanto hanno detto ma De Laurentiis cosa avrà voluto dire con questo cazzimma? Poi invece ho visto che addirittura la gazzetta dello sport che notoriamente è il giornale della Juventus, del Milan e dell’Inter ha cazzimmato e ha aperto con una doppia pagina sulla cazzimma. Vedete, la ricchezza dell'Italia è proprio in tutte queste regionalità, in questi dialetti. Quando questi dialetti grazie al cinema, grazie al calcio, che sono due aspetti popolari, che ci rappresentano in ogni loro dimensione, possono trasportare questo dialetto e questa regionalità a livello nazionale e diventano quindi determini poi recepiti, utilizzabili da tutti. Perché dire “cazzimma” proprio ti riempie la bocca quasi di gioia e di realisticità. Il termine una volta lo dissi, mi ricordo, a Peppino di Capri: “ Peppino ma tu sei proprio cazzuto”, lui si offese “Ma che mi hai detto?” “ Ma no no, dire cazzuto vuol dire dire che sei straordinario". Lui aveva già 65 anni, gli dissi "Ma tu sei arrivato a 65 anni , sei napoletano e non sai cosa vuol dire cazzuto? Mi meraviglio di te”.
"Mi dica se gliel'ha detto anche a Maurizio Sarri questa questo termine poco fa, perché abbiamo saputo di questo incontro e che ha scherzato. Maurizio Sarri ha detto che avete parlato di cinema. Insomma il caso tra virgolette è chiuso, è tutto apposto con il suo allenatore?"
- Non c'è stato mai un caso aperto, se qualcuno si vedesse un attimino l’intervista che Veltroni mi ha fatto e che ha circolato sul web, io ho sempre parlato di Maurizio Sarri come un esteta del calcio e come un grande allenatore. Quando io sono uscito e sono venuto proprio da voi, l'unico che mi ha fedelmente riportato è stato il Corriere dello Sport: io non ho parlato male di Maurizio Sarri ce l'avevo con la squadra, tant'è che salvai soltanto Insigne, dicendo la squadra è arrivata evidentemente sgonfia e demotivata in una partita estremamente importante ed estremamente responsabile (?) Poiché i giornalisti del Nord e mi odiano perché odiano il Napoli, perché sono tutti quanti al servizio del Nord... insomma tesoro mio è da Camillo Benso di Cavour che il Nord odia il Sud anche se poi la Juventus è una squadra del Sud molto suddista. Si sono scatenati tutti quanti contro perché basta far casino e creare il disappunto dentro casa degli altri: così almeno gli scasiniamo un po' i rapporti e vediamo un attimo di aggiungere ad una sconfitta altra cattiveria così magari perdono. E difatti contro l'Atalanta abbiamo riperso non solo all’andata, ma anche al ritorno. Però poi con la Roma ci siamo rifatti.-
"Ad equivocare ci si mette poco, quando il presidente ha parlato di Gazzetta dello Sport che è il giornale della Juventus, del Milan e dell’ Inter... "
- La Gazzetta dello Sport è sempre stato contro il Napoli, ragazzi. Mimmo Malfitano che mi dispiace che è stato aggredito e accusato, ma è sempre stato un tifoso della Juventus. -
"Presidente, mi perdoni, però lei ha usato anche adesso l'”odio” dei giornalisti del Nord nei confronti del Napoli. Mi permetta di dirle che la parola odio non la userei. Io non voglio suggerirle e né tantomeno criticare quello che lei assolutamente è libero di dire, però la parola odio io non credo sia aderente…"
- Guardi io vivo questo Paese, lo racconto da 43 anni attraverso i miei film e le posso assicurare che c’è una contropposizione italiana dov'è il nostro grande presidente Napolitano ha cercato di inneggiare l'unità italiana; ma se c'è un paese disunito e regionalizzato per tanti motivi storici è proprio l’Italia. Mi dispiace che Lei che fa cultura perché è un giornalista non se ne renda conto. Poi perché siamo, ripeto, in un regime anche silente dove dobbiamo dire anche quello che non pensiamo Lei continui anche su questa strada. Io poiché sono un vero democratico e sono uno che ama la libertà d'espressione, perché mi considero un cittadino libero che paga le tasse, dico quello che penso e nessuno mi può chiudere la bocca. -
"Ma io non le sto chiudendo la bocca, però come lei esprime la sua opinione mi permette anche di esprimere la mia opinione anche perché se poi lei cita la Gazzetta dello Sport perché ha un editore che poi è il presidente del Torino.."
- Oggi…ma ancora ci deve mettere mano il Sig. Cairo che è un amico, una persona molto per bene -
"Poi non so la compagine azionaria nella storia della Gazzetta dello Sport ma fino a poco tempo fa era riconducibile alla famiglia Della Valle.."
- Molto limitatamente, molto parzialmente… -
"Nel momento in cui il corriere dello sport, le cito l’attacco del fondo in prima pagina di Alberto Polverosi oggi che dice che il Napoli era tifato dalla Val d'Aosta a Santa Maria di Leuca, dal Friuli Venezia Giulia fino alla punta più estrema della Sicilia ecco discorso sull'odio nei confronti del Napoli, mi perdoni, libero, mi permetta di disocciarmi..."
- Guardi il Corriere dello Sport è sempre stato un paladino del calcio Napoli. Da sempre. Lei si guardi storicamente la storia del Corriere dello Sport e della Gazzetta dello Sport e li confronti: si vada a vedere le copie che vende La Gazzetta Dello Sport a Napoli e le copie che vende il Mattino e il Corriere dello Sport, se li confronti e poi lei, da solo, si darà una risposta. -
"Però mi perdoni sempre io con con grande rispetto delle sue opinioni.."
- Ma lei prende soldi dalla Gazzetta dello Sport? -
"Io non sto lavorando per la Gazzetta dello Sport… ho un altro datore di lavoro"
- Sta facendo il difensore della gazzetta dello sport, Io non la capisco questa storia. Stiamo parlando di una partita memorabile, una partita straordinaria dove hanno giocato in maniera strepitosa i miei calciatori e dove Maurizio Sarri ha dato una lezione di calcio esemplare, punto e basta. Fine dei giochi -
"Guardi è quello che stiamo dicendo, ma proprio perchè è questo che stiamo dicendo, mi perdoni di dire, nel rispetto delle tue opinioni, che la partita del Napoli questa stasera ha unito tutti gli italiani, senza nessun odio, anzi solo con ammirazione e amore nei confronti del Napoli. Però se vogliamo fare una polemica la lascio libero..."
- Ma meno male, meno male, ma meno male, meno male. Non sono l’uomo delle polemiche ma dopo 12 anni di calcio mi sono anche stancato. -
"No no va bene certo comunque io guardo mi sentivo di dirlo nel rispetto anche di tutti gli abbonati non solo napoletani che questa sera hanno applaudito il Napoli."
Ma andare nei vari stadi e sentire “Lavali con il fuoco” è molto antipatico e vedere che gli italiani su questo fatto non si ribellano, ed è un discorso estremamente volgare e cafone, a me da’ molto fastidio. Io non mi sono mai sognato di un milanese, di un veneto o di un torinese “lavalo con il fuoco” Vesuvio, potevo dirlo dato che il Vesuvio mi appertiene essendo napoletano. Avrei potuto dirlo io “lavatevi con il fuoco. MAI VENUTO IN MENTE. Anzi le prime volte che lo dicevano mi veniva quasi da sorridere perché in fondo pane e circense dal Colosseo non è cambiato nulla. Però vorrei che il pubblico che va allo Stadio crescesse anche culturalmente e questa sera il pubblico napoletano ha dato una dimostrazione di crescita culturale.
"Senza dubbio e tutti lo abbiamo sottolineato anche mostrando le immagini dal primo all'ultimo minuto: da quando la gente è entrata allo stadio a quando la gente sta defluendo adesso allo stadio cantando la canzone che unisce tutti i napoletani ma viene ascoltata con piacere da tutti gli italiani, lei poi ha citato una frase, delle espressioni, alle quali personalmente non mi sono mai sentito di dare risalto, proprio perché si dà risalto quanto di più becero avviene, per fortuna in alcuni momenti e in alcune partite, che però non va pubblicizzato mi perdoni ma condannato ma al tempo stesso non va pubblicizzato comunque stiamo andando su un altro discorso."
Pubblico il terzo ed ultimo giochino sviluppato durante il lockdown. Spero che sia l'ultimo davvero perché significherebbe aver ripreso, anche se con qualche modifica, il lavoro di sempre dove, solitamente, tempo per fare queste cose non ne avanza mai. Si tratta di un gioco di auto-scontro in salsa partenopea e si presenta come un lavoro più maturo e curato dei precedenti, avendoci dedicato più tempo e avendo avuto modo di approfondire nel frattempo diverse tematiche tecniche. Il gameplay è il seguente, si corre in un' arena online contro altri giocatori e soprattutto contro il tempo. Si può raccogliere del tempo extra attraverso delle clessidre giganti disseminate qua e là ma inesorabilmente quando finisce il tempo a disposizione si deve abbondanare la competizione. L'ultimo che rimane in gara vince. Scontrandosi con le altre vetture si perde e si fa perdere tempo, negli scontri si può far valere la propria stazza: qui entrano in gioco le pizze e le pastiere presenti sulla mappa, raccogliendole infatti si aumenta di taglia (ed aumenta la massa della propria vettura). Aumentando la propria stazza si diventa letali negli scontri ma anche più lenti: ogni giocatore, quindi, deve valutare la propria strategia e decidere se rimanere agili e scattanti o diventare dei panzerotti da guerra. A rendere più imprevedibili le partite ci sono anche dei detonatori che si attivano al passaggio delle vetture innescando esplosioni pazzesche (che vi proietteranno per aria facendovi perdere tempo).
Il gioco è per Windows, MacOs e Android, i requisti di sistema dovrebbero essere veramente bassi, grazie ad un buon lavoro di ottimizzazione gira su pc vecchi dual core anche di dieci anni e più. E' indispensabile una connessione decente, essendo un gioco unicamente online.
Per Pc si guida con le freccette direzionali, si accelera con la barra spazzatrice, mentre per il freno/retromarcia si usa il tasto ctrl sinistro. Un eventuale joypad è preconfigurato con i tasti quadrato ed X. Con la combinazione Alt+invio si può mettere il gioco a tutto schermo.
Si trova gratuitamente per android su Google Play al seguente link:
https://play.google.com/store/apps/details?id=com.AlessandroVinaccia.CarCrashArmageddonLITE
Gratis per PC Linux e MAC OS si può giocare direttamente da browser:
https://www.pacogames.com/driving/car-crash-party-lite
Sei a piazzale Tecchio e Lo vedi. Il San Paolo. Finalmente.
Finalmente perché, con qualunque mezzo di trasporto tu sia arrivato fin là, macchina/autobus/taxi/metro/cumana, salvo miracoli, ci hai messo una vita.
Perchè Napoli, oggi, è il Caos. E se sta piovendo, va be', non ne parliamo proprio.
Sulle strade, infatti, si sono riversate trenta, quaranta, a volte, sessantamila persone, che si mescolano al già inestricabile, eterno andirivieni cittadino.
Tutti in pellegrinaggio verso Fuorigrotta. Oggi è il giorno della partita.
E vedi gente insofferente, impaziente e lamentosa, attaccabrighe e pronta a maledire chiunque ostacoli il suo inesorabile cammino.
Con i nervi a fior di pelle per la trepidante attesa, anche quelle persone estremamente pacifiche nel quotidiano, perlomeno da lunedì a sabato (salvo anticipo del sabato sera), fanno questioni con chiunque sia a tiro: solitamente a fare le spese del clima teso sono automobilisti poco scattanti e passeggeri che bloccano l'uscita dai mezzi pubblici.
Ma, sopratutto, oggi è il giorno in cui il collerico tifoso se la prende con l'Autorità, in qualunque forma essa si presenti.
Il giorno della partita, infatti, chiunque a Napoli rappresenti l'ordine costituito non avrà vita facile e, a seconda dei casi e dei percorsi prescelti, vigli urbani, bigliettai, controllori, steward, forze dell'ordine e semafori diventeranno valvole di sfogo per il rissoso napoletano in prepartita.
Quindi, se sei arrivato su strada, di certo, hai ammirato i leggendari ingorghi partenopei in tutto il loro splendore. Inoltre, hai pure il problema del parcheggio. Ci sono auto e motorini fermi ovunque, nel raggio di chilometri: tappezzano i fianchi delle strade o sono incastrati in ogni piccolo anfratto, anche dove sembra fisicamente impossibile.
Ma non disperare. Perché a Napoli, durante le partite e non, tra i servizi più efficienti che siano a disposizione dell'utenza c'è quello dei parcheggiatori abusivi.
Essi, croce e delizia dell'automobilista partenopeo, di solito male in arnese e poco presentabili, sono, però, maestri della manovra e infallibili scopritori di pertusi dove infizzare la macchina.
Sicuri di sé, organizzano il traffico e ti indirizzano là o qua.
La tariffa è, naturalmente, quella rispettata in tutta Napoli e provincia dalla categoria: “Capo, 'na cosa a piacere”. Questo obolo, però, ha ben poco di discrezionale. Immancabilmente, infatti, in cambio di una offerta fino ai due euro riceverai uno sguardo torvo che ti lascerà con un dubbio angosciante sul tuo futuro prossimo, e già ti vedi, al termine della gara, a bestemmiare tutti i santi proprio lì dove avevi parcheggiato l'auto, che ora non c'è più.
Poi, preparati, che se “oggi ci sta 'a Cempions” la tariffa sarà maggiorata, data l'importanza dell'evento. E mi pare giusto!
Inutile dire che, di certo, l'amico parcheggiatore, all'inizio della partita, si assenterà dal posto così ben presidiato fino ad allora.
Ma, è probabile, che a Napoli durante la partita nemmeno i mariuoli lavorano.
Anche i mezzi su rotaia si riveleranno una scelta, ugualmente, infelice.
Puoi arrivare qui o con la Metro2, famigerata linea che “va' capisc' quando passa” o con la Cumana, che ha, invece, nei giorni in cui si gioca al San Paolo, la comodità di mantenere, a Luglio così come a Gennaio, la temperatura costante di trentotto gradi, grazie all'alta densità di persone per metro quadro. Le puzze allegate sono, purtroppo, uno spiacevole inconveniente.
Ma non ti affannare. E' inutile che cerchi disperatamente di arrivare al finestrino per cercare un po' d'aria. Il finestrino è rotto e non si apre. Te l'assicuro.
Ti avvicini allo Stadio e cammini tra centinaia di persone, bancarelle e furgoncini ambulanti.
Qui a Piazzale Tecchio puoi comprare tutto il necessario per affrontare la gara: cappellini e sciarpe, tra le quali, la più ricercata: “Juve Merda”, e divise dei tuoi beniamini del momento e del Più Grande di Tutti. Tutto il merchandising che vedi è rigorosamente falso, o meglio, non ufficiale.
Solo un piccolo Napoli Store ti ricorda dell'esistenza dei prodotti autentici della Società.
Ed in bella mostra sul manichino la tuta della Squadra, tra gli abiti più utilizzati dal tifoso partenopeo vestito a festa.
Difficilmente noterai tifosi andare al San Paolo vestiti in tal modo, perché qui la tuta del Napoli è catalogata alla voce “vestito bbuono” da sfoggiare più per lo struscio in via Toledo e per le grandi occasioni, che come divisa ufficiale da stadio: “Con quello che l'aggio pagato. Posso mai andare a sporcarlo allo Stadio??!”.
E poi cibo. Tra le proposte: sasicc, friarielli, nocelle, porchetta, mulignan, pistacchi, hotdog, pizzette, acqua, coca cola, birra.
E, tra i vari petulanti della domenica di Fuorigrotta, e chiunque sia stato al San Paolo lo sa, l'evergreen rimane sempre: “''O Borghetti. Solo un euro”.
Il Caffè Borghetti è un liquore al caffè, venduto in contenitori monodose di plastica, che spopola nelle prossimità e all'interno degli stadi italiani, e che, probabilmente, nessuno mai ha bevuto in altro luogo della terra, e le bottiglie del liquore suddetto (esistono! davvero!) continuano a riposare, tristi e polverose, sulle mensole più alte di pochi, audaci bar.
Al pubblico di tifosi da divano e poltrona, ed in particolare, a quelli che tra le varie, condivisibili, ragioni per cui non vale la pena andare allo stadio annoverano anche la possibilità di vedere tra primo e secondo tempo il culo della Ilaria D'Amico di turno, 'o Borghetti è, invece, noto per una ricordevole pubblicità andata in onda, per anni, tra primo e secondo tempo, con Madalina Ghenea in abito nero scollato.
Poi, tra i tanti richiami, riconosci: “Curva e Distinti. Chi vo' fa o' distinto?”.
E vedi il Bagarino, che compra tanti, tantissimi biglietti a prezzo di costo al momento dell'uscita, spera nel pienone e il giorno della gara, si piazza a Piazzale Tecchio e ripete il ritornello di cui sopra, cercando di rivendere i biglietti con guadagno. Il napoletano s'arrangia. Si sa.
Il mestiere è antico ma ha avuto tempi migliori ed Il Bagarino è ormai caduto in disgrazia e attraversa un periodo di forte crisi delle vendite. E' stato una delle prime vittime della stretta dello Stato sulla sicurezza negli stadi ed il biglietto nominativo per le partite gli ha incasinato assai la vita.
Nonostante la congiuntura sfavorevole, però, il Bagarino, imperterrito, con la pioggia o con il sole, è ancora presente ad offrire i suoi servigi.
Va detto, però, ad onor del vero, che, a tutt'oggi, l'attività di bagarinaggio rimane tra le poche arti napoletane doc, al pari di quelle legate a pizza e criminalità, che consentono di poter sognare un futuro pieno di speranze, lontano dalla terra natia.
Tra i mestieri privilegiati, infatti, che permettono al napoletano di poter partire con una valigia di cartone e andarsi a rifare una vita in altro posto d'Italia e del Mondo c'è, di certo, quello del bagarino: non vi stupite quindi, se, trovandovi per un evento sportivo a Milano, Torino, Monaco di Baviera, Madrid, Parigi, Oslo, riconoscerete il chiaro accento campano del nostro amico in trasferta.
Pensateci, prima di iscrivervi all'Università. A Napoli le opportunità per sbarcare il lunario ci sono: basta coglierle.
Vai verso i tornelli. Se sei fortunato hai un biglietto tribuna. Ottima scelta: entri velocemente, pochi controlli, posto numerato assicurato.
Altrimenti hai un biglietto per gli altri settori. E so' cazzi.
La fila per i Distinti è abbastanza ordinata e la gente sembra portare pazienza e limitarsi a qualche estemporanea lagnanza e alla ricerca di un interlocutore con cui condividere le proprie pene.
Se invece il tuo biglietto è per la curva allora di certo assisti all'apoteosi della fila alla napoletana.
Ti ritrovi, infatti, di fronte ad una insensata ressa, uno ncuoll' a n'at, gente che spunta da ogni dove e si getta nella mischia, pronta a fare il posto a quello davanti.
Ci si agita, si suda, e, immancabilmente, ci si ritrova scamazzati e compressi in uno spazio minuscolo con un fianco pressato sulle barriere e il viso schiacciato sulla schiena del tipo davanti a te che, intanto, grida a squarciagola “non vuttate” mentre il più saggio della folla che gli fa eco: “tanto trasimme tutt quant”.
E stai certo che, nella mischia eterogenea, composta, in larga parte da guagliunastri under 35, immancabilmente, ci sarà un bambino, male accompagnato dal padre o dal fratello maggiore.
Tant'è che il grido che, ieri, oggi, e domani, in occasione di affollate manifestazioni impazza nelle code/resse/risse partenopee è il seguente “Accort, guagliù, che cca c stann e criatur”. Perché, appunto, c'è sempre un criaturo nelle file dello stadio accompagnato da un parente col quale è meglio non discutere, perché, invariabilmente, incazzato e preoccupato dei sicuri rimbrotti della madre nell'eventualità in cui riporti a casa un figlio, anche leggermente, ammaccato.
E, quindi, impara. Allo Stadio la fila la si fa in altro modo.
Bisogna che ti fai rispettare: impostati, allarga le spalle, mano ai fianchi in posa mussoliniana, gomiti larghi. Solo così ci si può creare quel poco di spazio vitale nelle resse napoletane fuori lo stadio. E poi attendi, paziente ma con l'occhio vigile e furbo di quello che non si fa fregare.
Ah, e naturalmente portafoglio nella tasca davanti perché, va bene che qua abbiamo tutti il cuore biancazzurro, ma, non si può mai sapere.
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Negli ultimi giorni tutti ad accanirsi con il matrimonio di Tony Colombo e Tina Rispoli dicendo che è stato trash, cafonal, volgare, eccetera. Napoletani che commentavano arrossiti sui social: “che vergogna”, “Napoli non è questa”, “a Napoli ci sono anche matrimoni normali”, “che figura”... Qualcuno che addirittura invocava la galera perché non era stata chiesta qualche autorizzazione.
Manco se i matrimoni tamarri li facessero solo a Napoli.
Che poi in fondo che ci stava di tanto cafone? Un concertino a piazza Plebiscito per la serenata?
Una carrozza trainata da cavalli?
Una banda col circo?
Una rolls royce?
E poi?
Noi a Capri, ma credo più o meno ovunque, siamo abituati che al matrimonio “medio” vi sia la banda folkloristica che percorre via Roma, la macchina d’epoca, le trombette, i caroselli di auto col clacson a manetta, i fotografi a curare talmente tanto i dettagli da far perdere naturalezza alle cose... e spessissimo migliaia di euro bruciati in fuochi d’artificio che fanno rintronare l’intera montagna e poi i gabbiani si calmano solo la mattina dopo, dopo aver cagato per tutta l’isola.
Però ste cose diciamo che so tradizione.
Ma poi a Capri siamo abituati a vedere ben altro... cose che se ci pensi sono davvero assurde, ma a noi quasi non fanno più effetto.
Abbiamo visto ebrei installare a Palazzo a Mare un capannone con decorazioni da mille e una notte e farci cantare Bocelli (che pur con gli occhi ammarati ‘e sape cuntà buon e sord), far venire una squadra di cuochi da Londra per prepararvi cibo Kosher e comprare tutti i piatti e bicchieri nuovi a Paolino che si occupava dei servizi. Una spesa di circa 3 milioni di euro...
Nulla a confronto dei 15 milioni di euro, (così dicono i ben informati), spesi per il matrimonio tra Giovanna Battaglia e Oscar Engelbert: tre giorni di festeggiamenti, (con tre diversi vestiti da sposa) il primo occupando la piazzetta, il secondo chiudendo l’intera zona del faro e allestendovi un mega-palco sul parcheggio, chiamando a suonare non so quali famosi cantanti e facendo arrivare camion di piante per rinverdire la macchia mediterranea della zona! Il terzo giorno su una nave per il trasporto dei camion della monnezza trasformata in una spettacolare discoteca sul mare, che a giudicare da come scendeva la gente da lì sopra avranno dato la bamba al posto dei confetti.
Mi viene poi in mente la festa di compleanno per i 40 anni di uno dei Mittal: JK per tre giorni, tre yacht a disposizione, dodici taxi, una discoteca completa a sera, la cubana che preparava i sigari al momento, un centomila euro di fuochi d’artificio e la scritta “happy birthday strunz” sparata in faccia alla montagna.
Oppure quegli arabi che fecero pittare tutto il Riccio di nero e dorato per poi farlo ripittare il giorno dopo la festa dei colori originali.
O anche quei giapponesi a Damecuta che fecero portare non so quanti camion di fiori...
Insomma questi sono solo alcuni esempi per dire che qui c’è gente che davvero fa cose fuori dalle cose. E i giornali descrivono questi eventi parlando di glamour, superchic e tutte quelle menate che riservano ai Clooney, ai Ferragnez eccetera.
Invece il matrimonio di Tony Colombo e Tina Rinaldi è bollato col marchio trash.
Addirittura se mo scrivete trash su google esce il loro matrimonio.
Ma perché?
Perché la mugliera di Macron è considerata una donna elegante mentre quella di Tony Colombo invece ha ricevuto critiche per la faccia brutta? Voi chi vi chiavereste tra le due?
Certo che l’esibizionismo tipico delle feste di una certa parte di Napoli fanno sorridere, magari proprio scristianire... ma perché qualcuno dovrebbe vergognarsi?
Alla fine la verità è che un matrimonio è una festa, è un sogno, è una cosa che i più fortunati fanno una sola volta nella vita. È una cosa che si è sempre fatta “alla grande” per le proprie possibilità, almeno prima che prevaricasse la mentalità del mangiarsi tutti i soldi per se stessi invece che con gli altri.
È così sia, vivi e lascia vivere felici e contenti!
Ps: una nota di merito va fatta per la “serenata” a piazza Plebiscito, divenuta in 48 ore video ufficiale della sua nuova canzone. Un’operazione di marketing davvero notevole, oltre che simpatica.
Capri è un’isola incantevole, ma anche molto cara.
Il costo della vita a Capri è molto più alto che nella media italiana, in particolare per quanto riguarda l’alloggio, il cibo, i ristoranti, gli artigiani, i professionisti ecc ecc. Tuttavia, il reddito medio mensile netto a Capri è molto basso, considerando la media dei lavori stagionali e la ridotta Naspi, al netto un lavoratore dipendente ha disponibile solo 1.200 euro per 13 mensilità (dati 2023 Ade e Istat); il che significa che i lavoratori di Capri hanno un potere d’acquisto addirittura inferiore a quello della media nazionale che si attesta intorno ai 1600 per 13 mensilità.
Il costo della vita e il potere d’acquisto sono due concetti diversi, ma correlati. Il costo della vita si riferisce al livello dei prezzi dei beni e dei servizi necessari per soddisfare le esigenze di una persona o di una famiglia. Il potere d’acquisto si riferisce alla quantità di beni e servizi che si possono acquistare con un determinato reddito.
Quando si parla di costo della vita alto ma anche di stipendi alti, spesso si prende a modello la Svizzera che è una meta molto ambita dai lavoratori italiani sia per opportunità che per vicinanza geografica.
Purtroppo gli stipendi in Italia sono più bassi per una moltitudine di motivi non solo rispetto la Svizzera ma anche a paesi come la Francia, la Germania, l'Inghilterra ecc ecc: il sistema economico nel suo complesso non è stato in grado di evolversi e crescere, vuoi per sbagliate politiche industriali, politici mariuoli, evasione, incapacità di imprenditori e manager e scarsa produttività dovuta ad un basso rinnovamento tecnologico. In Italia gli stipendi sono fermi grosso modo a 20 anni fa, è un dato di fatto.
A Capri i lavoratori purtroppo scontano anche l'eccessiva stagionalità.
Ma qual'è la differenza tra il tenore di vita tra Capri e Lugano? I nostri prezzi reali (l'indice dei prezzi in rapporto ai redditi) sono paragonabili ai loro? Al netto del clima rigido quanto converrebbe partire per andare a rubare i lavoro agli Svizzeri? O meglio come dovrebbero essere gli stipendi e i fitti a Capri per avvicinarsi al tenore di vita degli Svizzeri?
Per confrontare il costo della vita e il potere d’acquisto tra Lugano e Capri, si possono utilizzare alcuni indicatori, come l’indice del costo della vita, l’indice degli affitti, l’indice dei generi alimentari, l’indice dei ristoranti, l’indice del costo della vita comprensivo di affitto e il reddito medio mensile netto. Questi indicatori sono calcolati sulla base dei prezzi medi di vari beni e servizi, come l’alloggio, il cibo, i trasporti, l’abbigliamento, l’intrattenimento, ecc (vengono rapportati ai prezzi medi di un altra città, New York, presa a modelo che ha un indice di 100). Per farlo utilizziamo il sito Numbeo.com, che raccoglie dati forniti dagli utenti, questi sono i valori degli indicatori per Lugano e Capri (aggiornati a dicembre 2023):
Indicatore | Lugano | Capri |
Indice del costo della vita (escl. affitto) | 120,03 | 86,94 |
Indice degli affitti | 48,36 | 28,55 |
Indice dei generi alimentari | 119,58 |
77,83 |
Indice dei ristoranti | 114,79 | 87,32 |
Indice del costo della vita comprensivo di affitto | 85,83 | 58,90 |
Reddito medio mensile netto (al netto delle imposte) | €4.887,61 | €1.200,00 |
Da questi dati si può notare che il costo della vita a Lugano è molto più alto che a Capri, in particolare per quanto riguarda l’alloggio, il cibo e i ristoranti. Tuttavia, anche il reddito medio mensile netto a Lugano è molto più alto che a Capri, il che significa che i lavoratori di Lugano hanno un potere d’acquisto maggiore di quelli di Capri.
Per avere un’idea più precisa del potere d’acquisto, si può calcolare il rapporto tra il reddito medio mensile netto e l’indice del costo della vita comprensivo di affitto. Questo rapporto indica quante volte il reddito medio mensile netto copre il costo della vita comprensivo di affitto. Più il rapporto è alto, più il potere d’acquisto è elevato.
Il rapporto per Lugano è di 56,95, mentre per Capri è di 20,38. Questo significa che i lavoratori di Lugano hanno un potere d’acquisto quasi tre volte superiore a quelli di Capri.
Per sapere come dovrebbero essere gli stipendi a Capri e il costo delle locazioni per le case per le famiglie, per avvicinarsi al costo della vita e al potere d’acquisto di Lugano, si dovrebbe fare un’analisi più dettagliata e tenere conto di altri fattori, come il livello di qualità della vita, il tasso di inflazione, il tasso di cambio, il sistema fiscale, il sistema previdenziale, il sistema sanitario, il sistema educativo, il mercato del lavoro, il mercato immobiliare, ecc.
Tuttavia, a livello molto semplificato, si potrebbe ipotizzare che per avere lo stesso potere d’acquisto di Lugano, gli stipendi a Capri dovrebbero aumentare di circa il 180% e il costo delle locazioni per le case per le famiglie dovrebbe diminuire di circa il 40%.
Da dove cominciamo?
Una prima deduzione che possiamo fare (e che è facilmente dimostrabile) è che a Capri un lavoratore o ha uno stipendio più alto della media o ha una casa di proprietà, altrimenti viverci diviene quasi impossibile.
Una seconda è che i prezzi di tantissime attività sono tarati su un target alto di turisti alto spendenti, ben venga la qualità, ma gli isolani oltre che lavoratori sono anche consumatori e sembra che qui possano consumare poco o niente.
Terzo è che si deve fare pace con quest'isola: le aziende pretendono tantissimo da essa, basterebbe guardare i budget delle varie attività commerciali all'inizio della stagione turistica, ma poi non si vuole investire nell'allungare la stagione lavorativa e non si vogliono aumentare gli stipendi, ma i prezzi sì, quelli aumentano sempre.