David, non si trasferì con i genitori, ma andò a far loro visita la prima volta a 16 anni: partì dall’Inghilterra in bicicletta, facendo un tour dell’Europa e sostenne le spese del viaggio dipingendo paesaggi e vendendo i suoi acquerelli lungo il tragitto.
Tornò poi in Inghilterra, diplomandosi in arte alla Westminster School di Londra.
Il suo incredibile talento nel disegno e in particolare la sua capacità di riprodurre perfettamente in scala qualunque cosa avesse dinanzi agli occhi, gli permisero all’età di 19 anni di entrare a lavorare nell’industria cinematografica come disegnatore scenico.
A soli 22 anni venne promosso a Direttore Artistico, diventando il più giovane in questo ruolo nella storia del cinema britannico. Lavorò quindi per la British International Pictures e poi per la Rank Organisation.
Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nella Marina. Nel 1940 la nave dov’era imbarcato, fu affondata da un cacciatorpediniere tedesco ed egli restò naufrago per tre giorni nel Canale della Manica. Sopravvissuto per miracolo, venne impiegato nella realizzazione di film per la propaganda militare inglese. Fu dunque lo scenografo di due grandi classici: 49th Parallel (Gli invasori) di Micheal Powell e In which we serve (Eroi del mare) di Noel Coward e David Lean.
Alla fine della guerra, David propose un’idea innovativa alla Rank Organisation, al fine di risparmiare nella produzione dei film girandoli interamente in studio: quello che oggigiorno viene definito il trasparente, ossia un particolare schermo su cui retroproiettare le immagini che faranno da sfondo alla scene. L’idea non piacque affatto agli attori e ai tecnici del tempo, i quali giustamente amavano viaggiare per andare a girare nelle località più esotiche e perciò osteggiarono e ridicolizzarono l’idea di Rawnsley. Il tempo gli diede ragione, ma nel frattempo, stanco di quel mondo, il nostro uomo aveva già lasciato il cinema per cimentarsi in qualcosa di nuovo!
Trasferitosi a Parigi, nel 1948, aprì il suo primo laboratorio di ceramica, entrando a contatto e collaborando con tantissimi artisti, in particolare Joyce Morgan. Cominciò a sperimentare nuove tecniche e l’utilizzo di più materiali per le sue sculture, quali creta, gesso, plastica, metalli e tessuti. Ideò inoltre un nuovo modo di dipingere quadri, che potremmo definire tridimensionale: su una tavola di sdrucciolato incollava del gesso alabastrino su cui scolpiva le immagini che poi dipingeva con le tempere.
Nel 1952 trasferì la sua attività a Londra dove fondò insieme alla sua terza moglie (da cui ebbe cinque figli) la Chelsea Pottery. Questo laboratorio, così come quello parigino, aveva la particolarità di essere una sorta di club dove si pagava una quota, e chiunque poteva andare per apprendere le tecniche e praticarle. La Chelsea Pottery ebbe particolare successo e ancora oggi c’è in zona un pub che porta quel nome.
Nel 1958 fu convinto da un miliardario a trasferirsi alle Bahamas, dove questo voleva avviare un’industria di ceramica utilizzando la manodopera locale per dare lavoro ai giovani. In questi anni, lontano dalla moglie, David conobbe e si innamorò di Phyllis, una dottoressa poco più che trentenne e di superba bellezza che si trovava lì per lavoro e che divenne la sua quarta ed ultima consorte.
Sempre nel periodo bahamiano avvenne un curioso episodio, che ci lascia ben immaginare che tipo imprevedibile e fuori dagli schemi fosse David: da sempre convinto che nella vita fosse fondamentale sapersi arrangiare e cavarsela, accompagnò due dei figli, che erano andati a trovarlo, su un isolotto deserto e li lasciò lì con una capra. Finì col figlio più grande che si tuffò in mare e giunto a largo riuscì a richiamare l’attenzione di un’imbarcazione della Capitaneria che li riportò a casa.
Dopo una breve parentesi newyorkese, nel ‘62 David e Phyllis si trasferirono a Capri su richiesta dell’ormai anziana madre.
Violet nei suoi anni capresi si era dedicata alla scrittura e alla pittura. Lei e il marito, inoltre, già dopo la prima guerra mondiale, sostenevano attivamente il movimento internazionale World Federalism, i cui membri si facevano chiamare The Federalists e professavano un mondo guidato da un governo globale composto da stati federati e senza più guerre. Concettualmente, questo movimento gettò le basi per la creazione dell’ONU. In seguito, al tempo della guerra in Vietnam, i membri dell’organizzazione cominciarono a stampare persino passaporti, uguali in tutto e per tutto a quelli originali, solo che, diversamente da questi, era riportata la dicitura World citizen “cittadino del mondo”. Quando l’Interpol cominciò a ricercare i leader di questo movimento per arrestarli e stroncare l’iniziativa, alcuni di essi trovarono rifugio temporaneo ad Anacapri nella casa dei suoi genitori!
La madre morì nel ‘67. Nel ‘68 invece nacque il figlio, Fabian.
Quando giunse a Capri, David andò a contrattare con Laetitia Cerio l’affitto di Villa Orlandi dove aveva intenzione di creare il suo Laboratorio artistico caprese. Ma il caso volle che mentre discutevano, li sentì Boris Alperovici, marito di Gracie Fields e proprietario del fondo a valle di Villa Orlandi, il quale attirato dalla pronuncia inglese si interessò all’uomo e dopo averlo conosciuto volle subito presentarlo a Gracie. Ella gli propose di prendere i garage della Canzone del Mare a Marina Piccola e così fu. Tra loro nacque una vera e profonda amicizia.
Il periodo caprese fu a detta di David, il più felice della sua vita. Scendeva al laboratorio tutti i giorni, anche quando non si sentiva bene, e a chi gli faceva notare che lavorava troppo, rispondeva: “non è lavoro, è piacere!”.
Le sue opere riscuotevano grande successo tra i turisti e arrivavano commissioni da tutto il mondo per enormi statue e fontane bronzee (prima modellava la creta a Capri poi le faceva rivestire di bronzo da una fonderia napoletana). Inventò i famosi Capriti e la storia che questi simpatici animaletti, abitanti nella Grotta delle Felci, avessero il potere di consolare e aiutare a prendere decisioni nei momenti difficili.
A tutti gli avventori che entravano nel suo laboratorio David offriva vino e una piacevole chiacchierata. Il suo motto era “bere poco ma spesso”. Adorava i capresi e i capresi adoravano lui. I tassisti in particolare gli offrivano sempre passaggi ed erano ben felici di portargli i clienti per due motivi: il primo era perché così potevano farsi un bel bicchiere di vino. Il secondo era perché chiunque fosse l’autista, David diceva che quello era il migliore e consigliava di farsi portare a fare un bel giro al Faro e alla Grotta Azzurra!
Quando non prendeva passaggi, si muoveva con l’autobus e sedeva sempre sul posto anteriore, affianco all’autista perché voleva ammirare il paesaggio.
Gli unici con cui proprio non andava d’accordo erano i cacciatori! Questa in realtà era una guerra già cominciata dal padre, che durante le sue passeggiate in montagna si dedicava a rompere i “mastrilli” le terribili trappole per gli uccelli poste dai cacciatori. Questi, da parte loro, avevano invece l’abitudine di entrare nei suoi terreni e sparare vicino alla casa. Già anni addietro, in un’occasione furono sterminate tutte le colombe di Violet. Una volta capitò che David sorprese alcuni “sparatori” nel suo terreno e avendoli redarguiti per la violazione di proprietà privata, questi sprezzanti gli risposero “se non ti sta bene, tornatene in Inghilterra“. Allora andò su tutte le furie e rispose: “Mio figlio è nato a Capri e a lui non puoi dire di tornarsene in Inghilterra!”.
Ma insomma alla fine aveva anche tra i capresi tanti amici che andavano a caccia...
Nel ‘74 fece un nuovo esperimento di pedagogia poco montessoriana: durante un periodo di sei mesi, in cui si trovava a Monaco di Baviera per installare delle grosse fontane di bronzo rappresentanti dei cavalli, per l’hotel di un miliardario tedesco conosciuto a Capri, ebbe a trovarsi in un grande magazzino col piccolo Fabian. Gli venne allora l’idea geniale di abbandonare il bimbo, che allora aveva solo 6 anni, nella sezione dedicata ai giocattoli, così da testarne la capacità di ritornare in albergo. Il poverino fu trovato piangente da due nonnine tedesche che subito allertarono la polizia. Fabian si ricordava bene il nome dell’albergo, ma quando lo riportarono dai genitori, il padre ebbe una bella lavata di testa!
Nel ‘76, sentendosi di aver forse vissuto troppo intensamente e di non avere più molto tempo, convinse la moglie a ricominciare a lavorare come medico, procurandole un posto a Los Angeles dopo una chiacchierata di dieci minuti con un cliente passato dalla bottega e mai visto prima! Passò l’inverno con Phyllis a Los Angeles, facendo da solo ritorno a Capri per l’estate.
Nel novembre del ‘77 poco prima di ripartire per gli USA, ebbe un attacco di cuore e morì. I capresi parteciparono massicciamente al suo funerale.
È sepolto nella tomba di famiglia ad Anacapri, riconoscibilissima dalla statua bronzea rappresentante Arethusa.
Phyllis e Fabian si sono stabilizzati a Capri; per quanto riguarda gli altri figli: Caron, il maggiore, dopo tanti anni passati a insegnare in Pakistan, ora si sta occupando di ripulire una serie di antichi templi e acquedotti a Jodhpur in India; Sean è architetto e vive in Francia; Damon ha una fonderia a Londra; Valentino era capitano di veliero e Fionn artigiano a Norfolk. Nella loro diversità hanno tutti ereditato un aspetto paterno.