E' arrivato il momento della protesta sia per i lavoratori stagionali che per tutti gli altri.
Anche per chi in teoria sarebbe favorevole ad una rimodulazione dei sussidi di disoccupazione (che in passato hanno provocato qualche squilibrio nelle economie turistiche) e anche per chi crede che la soluzione debba essere locale o venire dagli imprenditori coraggiosi.
La verità papale papale è che, se non si vedono turisti, nessuno vuole rischiare nulla e con la spada di Damocle che pende sulla testa dei lavoratori stagionali da più di un anno, niente è stato ancora fatto. La rimodulazione del Welfare non può gravare unicamente su una fascia debole dei lavoratori, già svantaggiata dal fatto di trovare lavoro solo per un periodo limitato dell'anno, e che dopo aver speso una vita professionale (è il caso dei lavoratori più esperti ed allo stesso tempo più penalizzati dalla rimodulazione della Naspi) nel settore dell' accoglienza, vede ora lo spettro di ristrettezze economiche e nessuna possibilità di cambiare rotta.
Se non si è coinvolti direttamente o indirettamente con amici o familiari, ci si dovrebbe incazzare ugualmente per solidarietà e per senso di comunità, perché, se si viene a creare un problema sociale, questo è della comunità nella sua interezza e da Ottobre 2016 saremo tutti un po' più poveri. Purtroppo non è un modo di dire: ci saranno meno consumi, ci sarà chi alla fine del mese avrà difficoltà a pagare l'affitto di casa, chi dovrà fare i salti mortali con il mutuo già contratto, chi dovrà rinunciare alla manutenzione della casa come lusso non più sostenibile, chi al dentista e chi farà pace con i vicini, dopo una guerra di 100 anni, per non pagare più l'avvocato... E' l'economia che si avvita su sé stessa che farà i danni più gravi.
La protesta non può essere bollata come inutile o demagogica, perché se la politica effettua una riforma deve prendersi la responsabilità degli effetti sociali che comporta. Si tratta di trovare dei correttivi, ognuno dovrebbe fare la propria parte, ma se si sta buonini a curare il proprio orticello, stiamo sicuri che nessuno muoverà un dito.
L'appuntamento è, allora, il 18 Marzo a Napoli, in Via Santa Lucia, davanti al Palazzo della Regione Campania, affinché del problema se ne parli e venga affrontato nelle stanze opportune.