Mo vi racconto una storia tratta dalla Bibbia, quella di Giacobbe ed Esaù.
È una storia di cazzimma e tradimenti che ci insegna un sacco di cose sulla famiglia, il mondo e la vita.

I due, erano i gemelli nati da Isacco e Rebecca, ma poiché fu Esaù il primo a uscire dal ventre della madre, la primogenitura toccava a lui.

Esaù, tipo semplice e rude, era il favorito del padre in quanto si dimostrava un abile e instancabile cacciatore.
Giacobbe, invece, era il cocco della mamma, alla quale, forse facevano un po' schifo tutti quei peli e il carattere vesdino del primogenito.

Fatto sta che un giorno Esaù tornava dalla caccia stanco e morto di fame, mentre Giacobbe stava tutto bellillo e rilassato a prepararsi un piatto di lenticchie. Esaù chiese al fratello di dargli un po' di cibo e allora quel grande bucchinaro del figlio di mammà gli disse: "Fratè, 'o vuo'? Ma tu che m daj?! Facimm accussì... Je te faccie mangià' 'e nemmiccole e tu me daje 'a primogenitura. Va buono?"
E il povero gemello che era stremato e nun se manteneva allerta rispose: "ua... Si propie nu cess... Ma je tra poco sbatt 'n'terr... Me sent ‘e murì... Vabbó ja, ci sto... Qua se muoio la primogenitura m'a faccie a 'nsalat..."

La storia continua...

Qualche tempo dopo, Isacco stava molto male, era cieco e pronto per la cascia. Allora disse al suo figlio prediletto: "Bell ‘e papà... Je sto venenn men... Fa 'na cos a papà: vai a caccia, preparami un bel piatto e poi vieni qua che ti faccio una bella benedizione."

Esaù corse a caccia per far felice il povero padre. Non poteva immaginare che nel frattempo sua madre, Rebecca, aveva sentito tutto ed era corsa da Giacobbe per organizzare un inganno. Infatti disse al figlio: "va nella stalla e accir nu par ‘e capretti. Poi io li cucino con un bel sughetto e nu poc ‘e piccant, che a papà ce piace assaje. Tu glieli porti e ti becchi pure la benedizione alla faccia di tuo fratello!". Giacobbe che era un gran figlio di zoccola fece notare che il padre era vecchio e cieco ma non completamente strunz e di conseguenza avrebbe potuto tastarlo o riconoscerlo dall'odore e dalla voce. Allora Rebecca gli diede dei vestiti di Esaù che avevano un bell'odore di suramma. Poi prese dei peli di animale e glieli attaccò sulle braccia di modo che sembrassero quelle del fratello.
E fu così che Giacobbe andò dal padre fingendosi suo fratello:

"Ue pà, aizete che è pronto a tavola"

"Maronn... hai fatto ambress..."

"Eh quello è stato Dio che me li ha fatti trovare subito subito!"

A Isacco gli pareva un poco strano e gli disse: "Scus... Avvicinati nu poc" e lo cominciò a tastiare... "Uà... Si proprie tu... Mi era sembrata la voce di Giobbe..."

"Nun ce fa caso pà... Te staje facenn viecchie..."

Allora Isacco mangiò e bevve. Poi chiese al figlio di avvicinarsi di nuovo per dargli un bacio. Nel mentre aspirò e sentendo la puzza dei vestiti di Esaù esclamò: " Maronn e comm fiet... Si, sei proprio tu, non c'è dubbio..."
E così lo benedisse:
«Ecco l'odore del mio figlio come l'odore di un campo che il Signore ha benedetto.
Dio ti conceda rugiada del cielo
e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto.
Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!».

Quando finalmente Esaù tornò dal padre, i due capirono tutto. Esaù, tradito e umiliato piangeva e urlava disperato, ma Isacco gli spiegò che la benedizione era stata ormai data. Dinanzi all'insistenza del bravo ragazzo inculato dal fratello gli diede una seconda benedizione:
<<Ecco, lungi dalle terre grasse
sarà la tua sede e lungi dalla rugiada del cielo dall'alto. Vivrai della tua spada e servirai tuo fratello; ma poi, quando ti riscuoterai, spezzerai il suo giogo dal tuo collo».

Il continuo della storia in soldoni è questo: Esaù andò a cercare Giacobbe per abboffarlo di mazzate e chitammuorti ma questi nel frattempo si era cacato sotto ed era scappato presso uno zio.

Giacobbe che era una grande latrina, ma furbo, prese il nome di Israel e divenne uno dei principali patriarchi del popolo ebraico.
E del resto la leggenda, i luoghi comuni e l'esperienza insegnano che gli ebrei sono dei gran furboni negli affari.

Esaù è rimasto alla storia comm 'o strunz che si è venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie. Per gli ebrei è considerato un apostata e secondo una tradizione tarda, i suoi successori, gli idumei, furono i primi a stanziarsi nella penisola italica, identificandosi così con l'impero romano e poi con la cristianità. E questa potrebbe essere una simpatica chiave di lettura del perché l'italiano è stato storicamente considerato quello pronto a vendersi per un piatto di lenticchie. Ma in realtà gli Idumei costituirono il loro regno in una zona dell'attuale Giordania.

Aldilà di queste cose, questa storia marca un concetto a dir poco nauseabondo quanto reale: l'astuzia e la cattiveria hanno buon gioco della semplice bontà ed ingenuità di spirito. I fessi fann 'na brutta fine.


Ma questo perché esistono delle leggi, sovrastrutture inventate dall'uomo che nulla hanno a vedere col diritto naturale, quello sentito nell'animo degli uomini.
Isacco avrebbe potuto sovvertire le benedizioni, ma per badare all'ordine delle leggi non lo fece. Ma se se ne fosse fottuto della legge, non avrebbe creato una situazione più giusta?

Di lì a poco gli israeliti divennero schiavi in Egitto... Ma fuss stat il karma?!