Come Sparta e Atene, come USA e URSS... prima o poi, negli annali, troveremo l’espressione come Capri e Anacapri.
Questa improbabile previsione appare meno assurda dopo la folle presa di posizione di entrambe le Amministrazioni di quest’Isola.
Prima di sviscerare la questione, vorrei fare una premessa, per evitare che la mia foto sia usata come bersaglio per le freccette: io sono pro- funicolare.
Sono d’accordo sul farla o, quantomeno, sul verificare se sia fattibile oppure no. E per questo, credo sia necessario che ognuno faccia un passo indietro, chiuda Wikipedia e Facebook, non parli di dissesti idrogeologici - che nessuno di noi ne sa un cazzo - faccia studiare l’argomento ai tecnici e, soltanto dopo, esprima un’opinione.
Personalmente sono a favore perché credo sia lampante il problema di mobilità in cui versa l’isola, specialmente nei periodi estivi. Quando per arrivare al porto si può rimanere bloccati in zona due golfi anche per mezzora. Una fila di auto che manco la processione di Sant'Antonio, incolonnate dall'ospedale fino ad oltre il Cimitero.
Sono a favore perché mi rendo anche conto che tutta sta gente che facciamo sbarcare sull'isola - e a cui nessuno è disposto a rinunciare - in qualche modo dovrà pur spostarsi.
Sono d’accordo perché se, facendo corna, per una malaugurata ipotesi non fosse accessibile la provinciale Capri Anacapri, noi Anacapresi resteremmo isolati sulla montagna, stile Heidi.
Allo stesso tempo, però, mi rendo conto che al caprese medio non frega proprio nulla della funicolare, loro già ce l’hanno: è utile, bella, rossa fiammante, efficiente. Sono ben collegati, rispetto alle loro esigenze. Al porto ci possono arrivare anche a piedi. E per loro, giustamente, raggiungere Anacapri, o arrivarci dal Porto in breve tempo, non è che sia di vitale importanza. Pochi cittadini capresi subiscono realmente i disservizi del traffico su gomma. Tutto si svolge nella mirabolante Piazzetta.
Per il cittadino anacaprese, invece, lo spostarsi su gomma ha un certo rilievo: si cresce coi motorini sulla Campagnola e, quando si diventa adulti, si va ad abitare in case situate, spesso, in zone inaccessibili per una famiglia senza auto. Per l'Anacaprese, la necessità di spostarsi è vitale. Mentre, il caprese sta già “apposto così”.
E da qui nasce il provvedimento assunto dall'attuale Amministrazione di Capri.
Posto che al caprese medio della funicolare interessa tanto quanto della TAV Torino-Lione, posto che l’attuale amministrazione già in campagna elettorale si era schierata apertamente contro il progetto funicolare, lo scorso venerdì l’amministrazione in carica ha portato avanti le promesse fatte ai suoi elettori, lasciando inevaso qualsiasi invito alla discussione o lettera monitoria (stile Marino avvisato mezzo salvato), inviata dal Comune di Anacapri. Ha varato il progetto Piazzale Europa, proposto dalla precedente amministrazione, dando incarico all’UTC di provvedere alla progettazione; contestualmente, ha ritenuto tale progetto incompatibile con quello della funicolare e, quindi, ha revocato l’approvazione dello studio di fattibilità, profumatamente pagato dal comune di sopra.
Solo dopo aver assunto la decisione di revocare la delibera, l’Amministrazione di Capri ha previsto un tavolo congiunto con quella di Anacapri, per discutere modalità alternative di collegamento tra i due Comuni.
È questa la prima decisione che lascia con l’amaro in bocca.
Non tanto la revoca dell’approvazione dello studio di fattibilità, quanto più il decidere - senza consultare l’altra comunità presente sull'isola– di intraprendere una strada per affrontare una problematica comune e, soltanto dopo, chiedere di aprire le trattative. Pare incredibile... e sembra proprio una presa per culo.
Tanti l’hanno letta come una presa per culo, ed il nostro Primo cittadino ha deciso di inviare una sorta di nota – il secondo provvedimento che lascia l’amaro in bocca -dove comunica la rottura dei rapporti istituzionali tra i due comuni.
E ci risiamo.
Così come quando volevamo le scuse formali con tanto di inchino e bacio della mano, per la puttanata su San Luca.
Nel merito: la questione, ora come allora, è effettivamente una zozzata - anche se non credo abbia leso la mia dignità di cittadino – ma è il modo in cui si portano avanti le proprie ragioni che lascia basiti. È la negazione dell'istituzionalità della politica che mi preoccupa.
Sembra che questi fatti si siano svolti negli studi della D'Urso o che, trovandosi in un programma della De Filippi, il nostro Primo/secondo cittadino abbia urlato: “Maria io esco”. È come se avesse scelto, da concorrente, di “abbandonare la casa”.
Siamo al livello del deputato della Lega che dichiara eterno amore alla propria compagna durante una seduta della Camera. È la mortificazione della sacralità della politica.
Oramai si ragiona, dall'alto di un Comune, spesso in nome di una comunità, come si può ragionare nel personale, contro uno che credevi amico ma che ti ha fatto uno sgarro.
Si usano modi di fare e parole che niente hanno a che fare con serietà istituzionale, da ambo le parti. Eppure la politica è una cosa seria... o forse lo era.
Io credo che, su un'isola, pensare di isolarsi sia davvero al limite della follia e penso, quindi, che sia sbagliata tanto l’una quanto l’altra posizione.
Abbiamo grandi problemi comuni – assistenza sanitaria e trasporti marittimi e problematiche relative al diritto alla casa - per la cui soluzione è indispensabile, innanzitutto, l’accordo tra le due Amministrazioni e poi un comune tentativo di contemperare le contrastanti esigenze dei vari soggetti economici e sociali che agiscono sull'isola.
I due Sindaci, gli Assessori e i Consiglieri di entrambi i Comuni possono, se ritengono, rifiutarsi di prendere il caffè insieme e non rivolgersi la parola, ma non hanno il diritto, per rispetto dei cittadini delle due comunità, di non discutere tra loro per la risoluzione dei problemi comuni.
I sindaci sono i PRIMI cittadini: questo dovrebbe significare che sono proprio loro a rappresentare la cittadinanza, e a dover essere da esempio.
Se, in una piccola isola, dove vivono solo due comunità, uno scaglia la prima pietra si deve anche aspettare una reazione da parte dell’altra… A questo punto potremmo anche tornare all'epoca delle sassaiole tra Capresi e Ciammurri delle quali, onestamente, nessuno - soprattutto noi giovani - sente la necessità.
Sarà mica il momento di iniziare a ragionare sul comune unico?