Benedetto sia chi ha una visione, colui che ha un'idea abbastanza nitida di cosa ci riserverà il futuro sulla base della storia e delle poche certezze del presente. La Visione è la dote che dovrebbero avere tutti gli imprenditori ed i buoni amministratori, il guizzo per capire prima degli altri dove si andrà a sbattere e quali opportunità cogliere.
Ora, se un imprenditore ed ex-sindaco di Capri dice da tempo che la strada del lusso isolana perderebbe la sua identità da qui a dieci anni se non si prendessero provvedimenti contro le invasioni barbariche di turisti mordi e fuggi, io un pochino ci credo e mi sale l'angoscia per il prossimo futuro.
Ma poi riflettendo...Quanta ricchezza lasciano sul territorio negozi aperti sei mesi all'anno, che pagano royalties in qualche paradiso fiscale e ad ottobre chiudono la giostra lasciando uno spettacolo spettrale di vetrine vuote?
Mi preoccupa di più il discorso dei disagi che devono subire gli ospiti dell'isola ed i Capresi stessi che il destino del lusso. Anzi, al diavolo le boutique che hanno preso il posto degli artigiani e hanno snaturato l'economia dell'isola: nel lavoro dell' artigiano c'è maestria e soddisfazione del cliente, nel prodotto griffato tanta furbizia e visual merchandising.
Resta il problema dell'isola che scoppia e dei disagi che comporta: le file, il carnaio e l'insofferenza di un qualsiasi spostamento.
Ma come arrivano tante persone sull'isola? Come fa la capitaneria ad autorizzare corse speciali quando il modesto porto di Marina Grande sembra già scoppiare? Non vorrei scrivere inesattezze, ma da utente medio vedo l'inverno accorpare le corse per guasti tecnici e l'estate moltiplicarle: senza che sia segnalato da nessuna parte ci sono corse che anticipano la partenza di 5 minuti e corse che la posticipano di altri 5. Da una corsa, nell'arco di poco più di dieci minuti, per magia, partono due aliscafi e di ora in ora arrivano 25.000 persone in due giorni. Con questi numeri (ottusi) l'Isola non ce la puoi mai fare.
Il discorso del numero chiuso invece fa pensare un po' a quelle estinte discoteche che con una serratissima selezione alla porta snobbavano il 99% dei ragazzi con il risultato che il locale era talmente esclusivo da restare praticamente vuoto. Imporre dall'alto qualcosa è sempre sbagliato, rendere "esclusivo" qualcosa che dovrebbe essere gioioso è addirittura grottesco.
Eppure se non si possono razionalizzare gli orari degli attracchi e anzi non si rispettano nemmeno quelli vigenti, l'isola diventa un incubo per i poveri turisti e per gli isolani.
Prima di mettere mano a soluzioni drastiche, cosa impedisce una razionalizzazione degli arrivi e delle partenze?
L'isola deve sopravvivere al caos di questi giorni e gli interessi economici di chiunque non possono essere anteposti alla tutela del territorio, perché il discorso non è tanto sul turismo milionario o meno, ma sul preservare ciò che la natura ci ha donato e sul non offrire uno spettacolo indecoroso ai nostri ospiti.
L'augurio è che si possano trovare soluzioni light rispetto alla chiusura dell'isola, ricordando sempre chi eravamo e che il caprese anche avendo visto camminare i Cesari e quelli dopo di loro, non ha mai avuto la puzza sotto al naso.